di Pietro Perelli
Una seconda commissione a tratti infuocata quella che si è riunita ieri (giovedì 11 febbraio) per discutere un’informativa sulla situazione economico finanziaria della Fondazione Teatro Comunale.
In realtà, a quanto affermano i consiglieri di opposizione presenti, la richiesta per la commissione, partita da questi ultimi, chiedeva anche di relazionare rispetto alle dimissioni dell’ex presidente Mario Resca. Nei comunicati arrivati al giornale non è menzionato questo secondo aspetto che però ricopre un interesse centrale rispetto ai temi trattati.
È lo stesso assessore Marco Gulinelli a toccare, nell’intervento iniziale, le tematiche che hanno poi portato alla nomina di Michele Placido e a quella, molto discussa, di Moni Ovadia. Discussa anche la posizione dell’attuale coadiutore artistico Marcello Corvino titolare di una società che produce gli spettacoli di Simone Cristicchi, Vittorio Sgarbi e, non ultimo, Moni Ovadia stesso.
“Il presidente Mario Resca – dice Gulinelli –, sei mesi fa, si presentò in ufficio da me manifestando l’idea, per i troppi incarichi, di voler in qualche modo lasciare”. L’assessore però gli fece cambiare idea: “No, stai facendo un ottimo lavoro, gli dissi, e rimase”.
“Noi non abbiamo mai avuto ingerenza particolare e credo che nella nostra assenza dai vari CdA questo si sia dimostrato”. “Io credo – dice sempre Gulinelli – che lui abbia svolto anche molto bene il suo incarico” ma, aggiunge, “forse per passione o per la sua storia professionale ha invaso un po’ il campo della direzione generale temporeggiando anche sulla nomina della direzione artistica”. Il momento in cui però l’assessore capisce che “non c’erano più margini” è quello in cui Mario Resca gli invia una mail nella quale chiede “di controllare le performance di Moni Ovadia richiedendo anticipatamente il testo delle recite”.
Tutte cose di cui si è già molto discusso ma che non rispondono fino in fondo alle domande dell’opposizione che si concentrano principalmente su altri avvenimenti balzati all’onore delle cronache. “Dai verbali – dice Ilaria Baraldi – emerge chiaramente che le frizioni e le difficoltà nascano sulla nomina di Moni Ovadia”. Dai verbali inoltre “emerge – dice la consigliera dem – con una certa evidenza che anche il mito della tanto sbandierata autonomia del teatro rispetto all’attuale amministrazione è venuto meno”.
Baraldi cita, a supporto di questo, la presenza a ogni CdA di Anna Rosa Fava, “casualmente compagna dell’assessore”. In realtà, spiega il direttore generale del Comune Mazzatorta, “Anna Rosa Fava è in una posizione organizzativa in staff alla direzione generale, quindi ha proprio il compito di sovraintendere a tutta la parte delle fondazioni e delle associazioni, in particolar modo Ferrara Arte, Teatro Comunale e Associazione Ferrara Musica”.
Durante l’intervento di Ilaria Baraldi la discussione si fa particolarmente accesa con la presidente della commissione, Diletta D’Andrea di Forza Italia, che interrompe la consigliera dem nel tentativo di limitare la discussione alla situazione economico finanziaria della Fondazione Teatro Comunale. L’opposizione insorge e l’assessore Gulinelli risponde, ma senza entrare nel merito del CdA, al quale era presente insieme al vicesindaco Naomo Lodi, e nel quale si discusse la nomina di Moni Ovadia per un anno. Non si hanno quindi novità rispetto a ciò che già era trapelato.
Ciò che si può dire però è che il contratto di Ovadia non è ancora stato firmato, anche se è questione di giorni (il direttore uscente Marino Pedroni andrà in pensione il 18 febbraio). Si tratterà comunque di un contratto pluriennale con decorrenza di poco posteriore alla fine del mandato di questa amministrazione.
Scelta che dipende dalla volontà di “non creare un vuoto al momento dell’insediamento di una nuova giunta”, assicura l’amministrazione, e che allo stesso tempo darebbe a questa la possibilità, in un arco di tempo ragionevole, di prendere altre strade.
Gli emolumenti corrisposti a Ovadia dovrebbero essere in linea con quelli del precedente direttore, pari a circa 84.000 €. In merito a questo le opposizioni fanno allora notare come Marino Pedroni avesse il doppio ruolo di direttore generale e direttore artistico mentre ora Moni Ovadia dovrebbe avere il solo incarico di direttore generale ed essere affiancato da Marcello Corvino come coadiutore artistico.
Proprio Corvino che, come si diceva sopra, è produttore degli spettacoli di Sgarbi e Ovadia ma anche di molti di coloro che sono passati dal Comunale. “Non ho dubbi – dice Ilaria Baraldi – che questa cosa sia possibile sotto il profilo economico finanziario, chiaro che i dubbi vengano sotto il profilo politico”.
Stizzito per la messa in discussione di Corvino, Gulinelli ribatte facendo notare che “mi meravigliano alzate di scudi da parte vostra, visto che fino a poco tempo fa c’era una convenzione tra teatro e Collettivo Cinetico: uno dei fondatori è figlio di Marino Pedroni. Ma allora nessuno ha detto niente”.
Il Collettivo Cinetico godeva sì di una residenza gratuita al Comunale; ma la sfruttava per vincere premi internazionali. Insomma si tratta di una realtà ferrarese di primissimo piano nella danza italiana ed europea e, nonostante ciò, pare che la convenzione che era in essere con il comunale non verrà rinnovata nei prossimi anni.
Per quanto riguarda invece le finanze della Fondazione è presente il commercialista Fabio Giuliani che parla di un bilancio sano nel quale dovrebbe esserci un margine ridotto di circa 50.000 euro. Giuliani ricorda come, anche in passato, la gestione finanziaria fosse buona con un “bilancio sempre chiuso in positivo tranne un anno o due chiuso con una piccolissima perdita introno ai 10.000€”.
Le finanze del Comunale, ma questo riguarda la totalità dei teatri nazionali, dipendono dalle risorse messe in campo dal pubblico (il Fondo unico per lo spettacolo) che corrispondo a circa 3 milioni di euro. Un milione e mezzo di questi sono elargiti dal Comune, mentre i restanti sono suddivisi tra regione e MiBACT.
Le entrate della biglietteria corrispondono invece (in un anno non intaccato dalla pandemia) a una cifra riscontrabile tra i 500 mila e i 700 mila euro mentre le spese fisse si attestano tra un milione e duecentomila euro e un milione e quattrocentomila euro. La restante parte va invece a coprire le spese non fisse che variano da stagione a stagione.
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