Cronaca
14 Gennaio 2021
Tre anni di reclusione in abbreviato per un assistente capo della Penitenziaria, gli altri imputati davanti al collegio il 14 aprile

Tortura in carcere a Ferrara: una condanna e tre rinvii a giudizio

di Daniele Oppo | 2 min

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Una condanna a tre anni in abbreviato e tre rinvii a giudizio. Si è chiusa così l’udienza preliminare per il procedimento sulla tortura subita da un detenuto nel carcere di Ferrara.

Ad essere condannato in abbreviato (che comporta la riduzione della pena di un terzo) è stato uno dei tre poliziotti carcerari imputati, l’assistente capo Piero Licari, 52 anni, accusato sia per il reato di tortura che per le lesioni subite da Antonio Colopi, in carcere per aver ucciso con una mannaia lo chef ferrarese Ugo Tani nell’aprile 2016 a Cervia, oggi ristretto nel carcere di Reggio Emilia.

“Noi sosteniamo che Licari non c’entri nulla e che non sia mai nemmeno entrato nella cella”, commenta l’avvocato Giampaolo Remondi, “faremo sicuramente appello”.

Il pm Isabella Cavallari aveva chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione.

Licari è stato condannato dal gup Danilo Russo – che ha riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti e ha fissato in 60 giorni il termine per il deposito delle motivazioni – anche a pagare una provvisionale di 20mila euro a fronte di una richiesta di risarcimento danni avanzati dal legale di Colopi, l’avvocato Paola Benfenati del Foro di Bologna, di 100mila euro. “Ritengo che sia una sentenza equilibrata, come emerge anche dagli atti processuali”, commenta proprio l’avvocato Benfenati.

Il giudice ha invece rinviato a giudizio tutti gli altri imputati: il sovrintendente Geremia Casullo, 57 anni, e l’assistente capo Massimo Vertuani, 51 anni (per entrambi avvocato Alberto Bova) – accusati di tortura, lesioni, falso e calunnia – e l’infermiera di turno, Eva Tonini, 41 anni (avvocato Denis Lovison), accusata di favoreggiamento e falso. Tutti e tre dovranno comparire davanti al tribunale in composizione collegiale il 14 aprile.

“Confidiamo di riuscire a provare nel dibattimento l’assoluta infondatezza dell’accusa”, commenta l’avvocato Bova.

“Affronteremo il processo con speranza e fiducia di dimostrare l’estraneità alle accuse della mia cliente”, afferma l’avvocato Lovison.

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