Attualità
25 Settembre 2020
Il ricordo del padre: "L'incubo si ripete". Mamma Patrizia: "Non dimenticate". Giornata dedicata a scuola e presentazione del libro con la Curva Ovest. Oggi l'intitolazione del parco a Ospital Monacale con i Modena City Ramblers 

Aldrovandi 15 anni dopo e quei “18 anni fatti a pezzi per strada”

di Elisa Fornasini | 5 min

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Sono passati quindici anni dalla morte di Federico Aldrovandi. La vita di un ragazzo di appena 18 anni è stata schiacciata alle ore 06:04 di un assurdo 25 settembre 2005 sull’asfalto di via Ippodromo per mano di quattro agenti di polizia: Monica Segatto, Paolo Forlani, Luca Pollastri ed Enzo Pontani.

“Il 25 settembre di ogni anno, giunta l’alba, si ripete quello che per me rimarrà per sempre un incubo, o peggio, il ricordo orribile dell’uccisione di un figlio da parte di chi avrebbe dovuto proteggergli la vita” è il ricordo commosso di papà Lino.

Un anniversario che non sarebbe mai dovuto esistere ma che viene ricordato con tre importanti iniziative: l’intitolazione del parco di Ospital Monacale ad Aldro in programma oggi alle 18.30, una giornata dedicata all’istituto comprensivo Govoni che rivolgerà l’ora di educazione civica a una riflessione sulla violazione dei diritti dell’uomo e la presentazione del libro “Federico ovunque” di Daniele Vecchi sabato 26 settembre alle 19 al circolo Blackstar.

Presente la Curva Ovest che ha cantato, fuori e dentro gli stadi, per avere giustizia e verità: “A distanza di 15 anni la tua memoria è viva più che mai e il tuo volto è un mattone portante di una fortezza fatta di civiltà, giustizia e amore che deve proteggere la nostra città, come per secoli lo ha fatto la nostra cinta muraria. Aldro vive!”. Il video-omaggio dei tifosi biancazzurri è stato condiviso dalla mamma di Federico, Patrizia Moretti, che su Twitter invita a “non dimenticare”.

Quello che alla famiglia Aldrovandi – e no solo – non darà mai pace “sono le urla di Federico con quelle sue parole di basta e aiuto sentite anche a centinaia di metri, ma non da quegli agenti (atti processuali). Anzi, il quarto, quello proteso in piedi a telefonare col cellulare di un collega, mentre Federico è a terra bloccato, a tempestarlo di calci (testimonianza in incidente probatorio del 16 giugno 2006)”.

“Un’immagine ai miei occhi di padre non diversa, anzi peggiore, considerandone gli autori di quel massacro (54 lesioni Federico aveva addosso, la distruzione dello scroto, buchi sulla testa e per finire il suo cuore compresso o colpito da un forte colpo gli si spezzò o meglio gli fu spezzato) rispetto ad altri casi orribili in cui la violenza l’ha fatta da padrona”. Perché?

Gli atti processuali dei tre ordini di giudizio “portarono sì alla condanna definitiva degli agenti (eccesso colposo in omicidio colposo con pena a 3 anni e 6 mesi, ridotta a 6 mesi per via dell’indulto), ma sono le parole “scritte dai giudici nei tre gradi di giudizio” che rimarranno lì come un macigno a rendere un poco di giustizia a “un ragazzo ucciso”, e che faranno sempre la differenza, i cui risvolti avrebbero potuto avere un epilogo di pena ben più grave nei confronti dei responsabili di un omicidio tanto assurdo quanto ingiustificato”.

Il padre di Aldrovandi invita a “ricordarlo sempre sempre quando si abbia a parlare di questa orribile storia, per non correre il rischio di sminuire, annullare o resettare una verità che oltre a produrre inevitabilmente tanto dolore lacerante, sopratutto in chi l’ha subita, ha comunque aperto una strada anche se difficile da percorrere, verso quei luoghi chiamati rispetto, dignità, civiltà, democrazia, legalità, umanità, partecipazione, impunità. Maggior ragione oggi non perdere di vista quelle mete. Non a caso, a volte penso volutamente, si rischia a tutti i livelli, di perdere la bussola del buon senso e della normalità. Non perdiamola”.

Ad indicare la via ci pensano alcune iniziative come quella intrapresa dal Comune di Argenta che oggi intitolerà il parco di Ospital Monacale a Federico Aldrovandi.  “Oltre a ringraziare il sindaco e l’amministrazione abbraccio idealmente le persone che si sono prodigate per un gesto di grande sensibilità – aggiunge Lino -. L’idea di dare il nome di mio figlio ad un parco, sa di natura, di respiro, di voglia di correrci dentro a perdifiato. E solo i bimbi lo possono fare senza mai fermarsi, quello di correre a perdifiato, come faceva Federico. Ed è a loro che penso. E quando un giorno un bambino dopo una grande corsa si siederà vicino al nonno per riposarsi, incuriosito da quel nome e cognome così lungo, potrà anche chiedergli chi fosse Federico Aldrovandi. Magari il nonno avendo conosciuto la terribile storia di quel ragazzo, nel stringere dolcemente a se il suo nipotino come per proteggerlo, con voce flebile e commossa: “di un ragazzo che non c’è più e che ora ci protegge dal cielo”.

Alla presenza del sindaco e dei promotori dell’intitolazione ci saranno i Modena City Ramblers, presenti poi nella serata in piazza Marconi ad Argenta per un concerto insieme ai Nomadi. I Moden City Ramblers qualche anno fa dedicarono una canzone a Federico, dal titolo “La luna di Ferrara”.

La notte qua è un pugno o una carezza chissà chi lo deciderà? E comunque giustizia non riporterà indietro i miei diciott’anni e il correre inquieto, i miei diciott’anni e il loro segreto, i miei diciott’anni fatti a pezzi per strada una notte di settembre da belve in divisa.

Dalla musica alle parole. Il sindaco di Ferrara Alan Fabbri interviene su Facebook: “15 anni fa veniva barbaramente ucciso Federico Aldrovandi in via Ippodromo, appena 18enne. Il pensiero di tanti vola lì, in quella via, ogni 25 settembre. Ho sempre avuto grande rispetto per il dolore della famiglia e per questo dedico il primo post della giornata ad una terribile tragedia che ha sconvolto la nostra comunità. #Ferrara non dimentica. Un abbraccio a Lino e Patrizia”.

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