Attualità
13 Agosto 2020
Bruno Biagi, ad del Maria Cecilia Hospital di Cotignola, struttura privata accreditata partner dell'Ateneo estense nel progetto

Le ragioni dell’espansione romagnola di Medicina UniFe

di Redazione | 4 min

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Bruno Biagi, amministratore delegato di Maria Cecilia Hospital

di Bruno Biagi (amministratore Delegato di Maria Cecilia Hospital)

Ospitiamo l’intervento di Bruno Biagi, ad del Maria Cecilia Hospital, a proposito del progetto di UniFe di espandere verso la Romagna il corso di laurea in Medicina e Chirurgia usufruendo di spazi e mezzi delle struttura privata accreditata di Cotignola. Il progetto è oggetto di un serrato dibattito a livello regionale, anche, se non soprattutto, per il conflitto che si è creato con l’Università di Bologna. 

Nel corso degli ultimi giorni ha trovato spazio su testate giornalistiche regionali un serrato dibattito tra sostenitori e detrattori del progetto dell’Università degli Studi di Ferrara, volto ad insediare uno dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola.

Diverse sono state le argomentazioni: talune con riguardo agli auspicabili e positivi effetti socio-economici, tal altre chiaramente dettate da legittime pregiudiziali politiche, la cui sintesi trova ragione nel convincimento che laddove vi sia operosità dell’ospedalità privata accreditata, ciò avvenga a detrimento dell’ospedalità pubblica.

In questa cornice riteniamo sia utile dare all’opinione pubblica elementi sui quali poter meglio inquadrare il progetto universitario estense ed i suoi potenziali effetti, limitando l’esposizione al richiamo di atti e ai fatti occorsi in questi mesi.

Partiamo dal primo aspetto: l’iniziativa è, e rimane, nella piena e autonoma titolarità dell’Ateneo ferrarese – così come è stato per i due analoghi progetti promossi e realizzati dall’Ateneo bolognese con i due nuovi insediamenti di Forlì e di Ravenna – la cui Facoltà medica ha ottenuto un cospicuo incremento dei posti disponibili per consentire ai giovani di intraprendere la relativa professione. Dato questo, che trova giustificazione nella elevata qualità dell’offerta formativa ferrarese, cui deve ora vedersi ampliata la capacità formativa didattica e pratica.

In questo contesto, sia l’Ateneo bolognese che quello ferrarese hanno individuato nell’ospedalità della Romagna un territorio fertile per radicamento, qualità istituzionale e professionale, coinvolgendo l’imprenditorialità locale per capacità di sostegno finanziario e imprenditoriale.

Infatti, Gvm Care & Research ha concorso sia al progetto di Forlì che di Ravenna con sostegno finanziario alla didattica, mentre per l’iniziativa ferrarese ha formulato un progetto di residenzialità accademica attraverso la realizzazione di un Campus da destinare alla Facoltà di Medicina di Ferrara.
Corso di Medicina, quest’ultimo, che rimane – e non può essere diversamente – nell’esclusiva titolarità e gestione dello stesso Ateneo.

Anche sul piano assistenziale, mai si è ipotizzata la trasformazione di Maria Cecilia Hospital in azienda universitaria, per la semplice ragione che ciò è possibile nel solo ambito degli ospedali pubblici.

Maria Cecilia Hospital accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale di Cotignola, pur in procinto di vedersi riconosciuto come Irccs, resta quello che è, ovvero un centro di alta specialità ed elevata complessità assistenziale, integrato con la struttura faentina del San Pier Damiano Hospital, anch’essa accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, capaci entrambi di soddisfare la più ampia e qualificata offerta formativa clinico-accademica, ancorché risultino prive di talune discipline per le quali è l’Ente regionale a ritenere necessario il loro mantenimento del totale controllo pubblico (es. medicina d’urgenza e pronto soccorso).

Su questi presupposti è sorta l’esigenza, ma anche l’opportunità di coinvolgere l’ospedalità pubblica di prossimità per integrare i necessari requisiti formativi (es. l’Ospedale di Lugo per l’ostetricia e ginecologia, la medicina d’urgenza, il Pronto Soccorso e la medicina territoriale), dando così fondata ragione ad un rivisitato ruolo di tali presidi pubblici che diversamente soffriranno un loro progressivo impoverimento.

Volendo fare sintesi ragionevole degli accadimenti di questi mesi, trovano evidenza elementi inequivocabili, gli unici su cui l’opinione pubblica può trovare spunti per una consapevole presa di posizione:

· il fatto che la Romagna abbia una grande occasione per divenire un unico grande campus per l’offerta formativa medica di due autorevoli Atenei: Bologna e Ferrara;

· il fatto che mentre Bologna ha trovato terreno fertile nel connubio tra istituzioni pubbliche, Fondazioni bancarie e grandi imprese del territorio (tra cui Gvm Care & Research), l’Ateneo di Ferrara ha individuato nel polo ospedaliero di Maria Cecilia Hospital non solo buona parte delle discipline medico-chirurgiche, ma anche la disponibilità a sostenere direttamente la realizzazione delle strutture didattiche, di laboratorio e residenziali, senza che con questo se ne mutasse status, ruolo o funzioni;

· il fatto che l’auspicato coinvolgimento dell’ospedalità pubblica di prossimità (es. l’ospedale di Lugo e quello di Faenza) ne potesse ottenere un rafforzamento proprio grazie all’opportunità di entrare nel perimetro degli ospedali del progetto accademico ferrarese, la cui sede universitaria troverebbe luogo nel campus realizzato da Gvm Care & Research, ma senza che ciò possa comportare la temuta “privatizzazione” dell’offerta formativa universitaria che, e non può essere diversamente, rimarrà nella esclusiva titolarità dell’Ateneo di Ferrara.

Questi i fatti e, per semplice ragionevolezza, troviamo difficile rinvenire ragioni a giustificazione del dissenso a che tutto ciò si realizzi.

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