Naomo Lodi indagato per peculato. Già chiuse le indagini
Nicola Lodi, detto Naomo, dopo la condanna in primo grado a 2 anni e 10 mesi per induzione indebita, rischia di affrontare un ennesimo processo penale. Questa volta l'accusa è di peculato
Nicola Lodi, detto Naomo, dopo la condanna in primo grado a 2 anni e 10 mesi per induzione indebita, rischia di affrontare un ennesimo processo penale. Questa volta l'accusa è di peculato
Si è schiantato sui prati di Palmirano, a poche centinaia di metri dall'ospedale di Cona, un ultraleggero guidato da un uomo di 66 anni. La chiamata ai vigili del fuoco e alla Polizia di Stato è arrivata intorno alle 11.45. A dare l'allarme sono stati alcuni automobilisti di passaggio
Fondamentale per la sentenza è stato il riconoscimento dell'assenza di "problematiche relative alla meritevolezza". La libera professionista non aveva infatti contratto debiti in modo irresponsabile, ma era stata travolta da eventi esterni ritenuti a lei non imputabili
Era stato querelato per diffamazione dall'azienda per la quale lavorava a Bondeno ma il Tribunale di Mantova lo ha assolto perché il fatto non costituisce reato ritenendo la volontà di diffamare "palesemente assente"
Continua il problema dello spaccio in Gad e la conseguente opera di deterrenza delle forze dell'ordine. I carabinieri, transitando nei pressi del parchetto di via Porta Catena, nota un giovane che si avvicina a un uomo seduto su un muretto del parco.
Comincia il processo per il femminicidio di Cinzia Fusi, la 34enne uccisa a colpi di mattarello dall’ex compagno e datore di lavoro Saverio Cervellati (53 anni), il 24 agosto dell’anno scorso, in una pertinenza del suo negozio “Spendi Bene”, in via Primicello a Copparo.
Cervellati si è presentato, in videocollegamento dal carcere di via Arginone dove è ristretto dopo aver confessato il delitto, per rispondere di omicidio volontario aggravato davanti al gup Danilo Russo. Ha assistito all’udienza preliminare con molta attenzione, prendendo appunti in silenzio, con la volontà di partecipare a tutte le udienze per non sottrarsi alle proprie responsabilità.
Responsabilità che ha confessato fin dal primo interrogatorio, quando ha raccontato agli inquirenti di aver colpito ripetutamente la donna alla testa con un mattarello, mentre si trovavano nel suo negozio, dove la compagna lavorava come impiegata, al culmine di un’ennesima crisi di gelosia.
Il pm Fabrizio Valloni, che ha coordinato le indagini, ha presentato le fonti di prova per chiedere il rinvio a giudizio. L’avvocato difensore Elisa Cavedagna ha eccepito l’illegittimità costituzionale della norma sul rito abbreviato, non previsto nei reati gravi punibili con l’ergastolo, ma il giudice ha ritenuto che non ci fossero gli estremi e ha disposto il procedimento con rito ordinario.
Si tornerà in aula il 5 ottobre davanti al tribunale collegiale per l’acquisizione degli atti. Intanto al processo si sono costituiti parte civile i Comuni di Copparo e Riva del Po e quattro familiari: i genitori, non presenti in aula per gravi problemi di salute, una zia che abita a Bari e la cugina Maria Cristina che è cresciuta insieme a Cinzia. Tutti assistiti dall’avocato Denis Lovison.
La difesa ha sollevato eccezioni sulla costituzione di parte civile per gli enti comunali, non accolte dal gup. “Sono contento per questa decisione – commenta il legale Lovison – perché, anche se sappiamo che non ci sarà il risarcimento del danno da parte dell’imputato incapiente, è un bel messaggio di solidarietà nei confronti di chi ha subito crimini violenti, nel rispetto dei diritti inalienabili come quello alla salute e alla vita”.
“Una scelta politica condivisibile dal punto di vista etico ma non giuridico perché si spendono soldi dei contribuenti per dimostrare un danno d’immagine difficilmente riscontrabile e che non potrà comunque essere risarcito dal mio assistito” spiega Cavedagna che difende Cervellati, imputato per omicidio volontario aggravato dall’essere stato commesso nei confronti di una persona alla quale era legato da una relazione affettiva e sentimentale, come previsto dal ‘Codice Rosso’ contro la violenza sulle donne, che qui trova una delle prime applicazioni ferraresi.
“Prendo atto con soddisfazione dell’ammessa costituzione come parte civile del Comune di Copparo, nonostante l’opposizione della difesa dell’imputato. La decisione del giudice conferma evidentemente la giusta scelta dell’amministrazione di intraprendere tale iniziativa: la comunità è stata duramente colpita da questo tragico evento” dichiara il sindaco di Copparo Fabrizio Pagnoni che ora attende “fiducioso lo svolgersi dell’iter giudiziario, che seguiremo con attenzione, ad ulteriore testimonianza della concreta vicinanza alla famiglia di Cinzia”.
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