Comacchio
23 Luglio 2020
Le intrattenitrici del Blue Night non si presentano al processo che vede imputati i tre ex gestori del circolo privato

Sfruttamento della prostituzione, le ragazze non testimoniano

Aula del gip in tribunale
di Elisa Fornasini | 2 min

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tribunale aulaSi allungano i tempi del processo per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione a carico dei tre ex gestori del circolo privato Blue Night di Vaccolino. Questo perché le persone offese, ovvero le ragazze intrattenitrici, non si presentano in tribunale per testimoniare.

Sono due le giovani straniere – non ancora sentite dal collegio giudicante, composto dal presidente Vartan Giacomelli e dai giudici a latere Alessandra Martinelli e Andrea Migliorelli – che non si sono presentate all’udienza del 22 luglio. Anche se sembrano essere irreperibili, sono state richiamate sul banco dei testimoni alla prossima udienza fissata il 7 ottobre.

Il racconto delle lavoratrici nel night club sarebbe determinante per chiarire la posizione del 66enne comacchiese Alderico Ferroni, difeso dall’avvocato Maurizio Servidio, della 38enne rumena Ionela Dobre, assista dal legale Paolo Cristofori e del 56enne codigorese Matteo Bertarelli, difeso da Raffaella Spadoni.

I tre – indagati nel 2014 dopo le rivelazioni fatte ai carabinieri da una ragazza che al tempo lavorava nel locale insieme a un’amica, vittima del tragico incidente avvenuto il 18 marzo 2014 sul Ponte Trapella a Massenzatica – sono accusati di aver favorito e sfruttato la prostituzione al Blue Night.

Secondo l’accusa, i clienti pagavano per poter uscire con le ragazze durante l’orario di lavoro al night, alla sera dunque e fino a notte fonda, e poi consumavano dei rapporti sessuali con loro. Il pagamento – con tanto di tariffario differenziato a seconda dei giorni come emerso dalle intercettazioni dell’Arma – veniva effettuato o nelle mani dei gestori del club all’uscita (se la ragazza era al lavoro), oppure direttamente nelle mani della ragazza se il pagamento avveniva per trascorrere con loro la serata intera, poi lei avrebbe diviso a metà con i gestori.

In una scorsa udienza erano stati sentiti alcuni clienti, che hanno negato che pagassero per avere del sesso, affermando che in realtà trascorrevano solo alcune ore per delle chiacchiere o per divertirsi, contraddicendo però quanto da loro stessi affermato ai carabinieri quando vennero sentiti in caserma. In alcuni casi, e questo è stato accertato anche dai militari, i clienti avevano intrattenuto delle relazioni di tipo più intimo con alcune ragazze, trovandosi però anche in questo caso a pagare per uscire con loro durante l’orario di lavoro.

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