Cronaca
10 Luglio 2020
Giovedì pomeriggio si è tenuta la prima udienza davanti al gup, il detenuto che sarebbe stato pestato dagli agenti della Penitenziaria ha chiesto di costituirsi parte civile

Presunta tortura in carcere, la vittima chiama a giudizio anche il ministero

di Daniele Oppo | 1 min

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(immagine d’archivio)

La vittima delle presunte torture nel carcere di Ferrara ha chiesto di potersi costituire parte civile nel processo a carico di tre agenti della Polizia penitenziaria e di un’infermiera e di citare come responsabile civile il Ministero della Giustizia, nella persona del ministro pro tempore Alfonso Bonafede.

Entrambe le richieste sono state avanzate dall’avvocata Paola Benfenati del Foro di Bologna  nell’udienza di giovedì pomeriggio davanti al gup Danilo Russo.

L’udienza è stata aggiornata all’8 ottobre, in quella data il giudice deciderà sull’accoglimento o meno delle richieste. Se dovesse accogliere la citazione in giudizio del ministero ci sarà necessariamente un altro rinvio prima che le difese degli imputati possano esporre eventuali questioni preliminari o scegliere riti alternativi.

A processo, lo ricordiamo, ci sono il sovrintendente Geremia Casullo (difeso dall’avvocato Alberto Bova, sostituito in udienza dal collega Alessandro D’Agostino) e gli assistenti capo Massimo Vertuani (avvocato Bova) e Pietro Licari (avvocato Giampaolo Remondi), accusati di aver pestato in cella il detenuto Antonio Colpi il 30 settembre del 2017.

Con loro è finita a processo per falso anche un’infermiera in servizio nel carcere, Eva Tonini (difesa dall’avvocato Denis Lovison), che secondo la procura di Ferrara avrebbe tentato di sviare le indagini.

(Il titolo, il sommario e il sottotitolo sono stati modificati dopo la pubblicazione iniziale)

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