Politica
5 Aprile 2020
Nicola Lodi ha dato in pasto ai suoi seguaci su Facebook un video in cui insegue un ‘runner’. Ma si tratta di una persona con degli importanti problemi che corre per vivere

La forca social del vicesindaco-sceriffo

di Daniele Oppo | 3 min

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Attende “con ansia le solite critiche e attacchi rosicanti dei soliti leoni da tastiera”, il vicesindaco-sceriffo di Ferrara, Nicola Lodi. Lui, invece, pitbull capobranco, con grande coraggio ha dato in pasto al suo famelico seguito social il corpo e la dignità di un uomo affetto da gravi patologie psichiatriche.

Per chi fosse rimasto indietro: in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook ufficiale, con tanto di musica di Claudio Baglioni in sottofondo, Naomo inquadra quello che ai più sembra un runner, uno dei corridori, degli “indisciplinati” su cui puntare il dito, o le videocamere, da inseguire in macchina, a cui urlare contro tutta la propria indignazione. E poi esporlo alla mercé dei commentatori, così che si possano scatenare in insulti e in richieste di sanzioni, le più varie, le più severe e anche le più crudeli, quelle che merita un (potenziale) untore, soprattutto se se ne frega delle regole.

Solo che lo sceriffo di Ferrara, carica che gli permette a quanto pare di uscire a piacimento e rincorrere le persone, preso dalla foga di arrestare un bandito e di farsi acclamare dalla folla per questo, non si cura di chi prende di mira.

Naomo è così. La casa Acer modello Hollywood, il vicesindaco stile Old Tascosa, Texas, con un iPhone al posto della Colt. Perché quel ‘runner’, quell’indisciplinato, quello “sfigato” come gli ha urlato contro, quell’uomo da mettere alla berlina, o sulla forca della sua pagina Facebook, è una persona con dei gravissimi problemi psichiatrici.

E a noi dispiace doverlo scrivere, contribuendo magari alla sua sofferenza, ma lo facciamo per rendergli giustizia. Deve essere chiaro a chi insulta, a chi sfoga la sua rabbia, a chi corre (sic!) a spargere odio nella pagina Facebook di un amministratore pubblico che di quell’odio si ciba, che lo sta facendo verso un uomo che nella corsa – costante, giornaliera, intensa – trova una delle pochissime vie di sopravvivenza.

Quell’uomo, quel “fenomeno” come lo apostrofa Naomo, è – certificati alla mano – un invalido civile che soffre di gravissimi disturbi, ha due tentativi di suicidio alle spalle, scatole di medicine da svuotare ogni giorno. Nella corsa riesce a trovare il modo per allontanarsi un poco dal buio.

E certo, oggi quella salvifica attività motoria (sempre solitaria, anche se col cagnetto a seguito, solitamente libero, l’altro giorno al guinzaglio) è una situazione problematica nel contesto dell’emergenza sanitaria per il Covid-19. Ma la quarantena non è un mondo fatato, non è divano e Netflix per tutti. Non è un caso che le restrizioni contemplino anche delle eccezioni, che nell’applicazione delle nuove regole e dei divieti ci voglia la capacità di capire le situazioni, le persone che si hanno davanti, e di agire di conseguenza, perché – e rubiamo le parole al questore Cesare Capocasa – “[…] quella parte di cittadini che vive in una condizione di necessità che non sempre trova riscontro in un modulo devono essere trattati con umanità”.

Umanità.

Ciò che un amministratore pubblico dovrebbe avere nel bagaglio in dotazione. Sempre che non sia stato infettato da un virus, quello del cattivismo.

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