
L’avvocato Denis Lovison
Un paziente già in stato di minima coscienza dopo un terribile incidente stradale che dopo aver eseguito un esame al Sant’Anna, mentre viene spostato, cade dalla barella a causa di un improvviso colpo di tosse e per la botta subita alla testa passa a un più grave stato vegetativo.
È, molto in sintesi, la storia, risalente al febbraio 2016, che è stata al centro di un procedimento civile che ha visto i familiari dell’uomo chiedere un risarcimento sia all’Azienda ospedaliera che alla Cidas (il cui personale stava spostando il paziente quando è caduto).
Richiesta respinta però dal Tribunale di Ferrara che non ha ravvisato violazioni né di tipo contrattuale (in capo al Sant’Anna che aveva l’onere di proteggere il paziente), né derivanti da un fatto illecito (in capo alla cooperativa e ai suoi operatori per le lesioni), condannando invece i ricorrenti alle spese di lite per quasi 5mila euro.
Per il magistrato, non essendo contestate né le procedure, né l’idoneità della barella usata, né la preparazione del personale addetto allo spostamento del paziente, la struttura sanitaria, dal punto di vista civilistico, ha “svolto l’attività di sorveglianza e di assistenza in modo prudente e diligente. Dunque, posto che la caduta si è verificata per un fatto imprevedibile, la struttura sanitaria risulta aver esattamente adempiuto all’obbligo di salvaguardia dell’incolumità fisica del paziente e, globalmente, alla prestazione di trasporto”.
Il giudice esclude responsabilità da fatto illecito in capo alla Cidas e rileva che anche il consulente tecnico d’ufficio non ha rilevato “una mutazione sostanziale tra lo stato pre-esistente al trauma e quello successivo”, chiarendo che “il passaggio da Smc (Stato di Minima Coscienza) allo Sv (Stato Vegetativo) si sarebbe comunque verificato con elevatissima probabilità”.
Promette invece di continuare a dar battaglia giudiziaria l’avvocato Denis Lovison che assiste la famiglia dell’uomo e parla di “sentenza ingiusta che va a colpire una famiglia già duramente provata dal dolore”, annunciando appello.
“Il medico legale nominato dal tribunale di Ferrara stabilisce che effettivamente la caduta ha aggravato lo stato di salute del paziente, portando l’invalidità dal 90 al 95% – osserva l’avvocato -. L’aggravamento in punti percentuali è lieve, ma il risultato è significativo in termini di peggioramento della qualità di vita, non solo del soggetto interessato ridotto a un vegetale, ma anche dei suoi familiari, che non ricevono più alcun feedback agli stimoli che sottopongono al loro caro. A volte la vita si accanisce contro le persone senza motivo e l’ultimo rifugio per queste persone è la speranza nella giustizia, che ovviamente non potrà far ritornare la salute perduta, ma potrebbe stigmatizzare un comportamento negativo, individuare una criticità”.
Nel caso in questione, invece, “il giudice ferrarese ha stabilito che l’invalido al 90% è caduto dalla barella, quasi morendo, a causa di un colpo di tosse; caduta e lesioni per le quali nessuno è responsabile. Né la struttura sanitaria all’interno della quale si trovava, né del personale Cidas che lo stava trasportando all’interno di detta struttura, in capo ai quali gravava l’obbligo di custodia sul malato e che ne avrebbero dovuto impedire la caduta, al di là del colpo di tosse, ammesso e non concesso che la caduta fosse stata causata da questo e non da altri fattori”.
“In casi come questi – conclude Lovison -, la ricerca della giustizia può diventare una strada lunga e tortuosa, impraticabile per le persone vulnerabili senza il sostegno di un avvocato più orientato alla tutela e alla difesa dei diritti fondamentali dell’uomo, che all’aspetto utilitaristico della professione, che pure è necessario”.
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