Era uscito dal carcere il 5 gennaio del 2018, dopo aver scontato dieci ani per omicidio, e aveva l’obbligo di allontanarsi dal territorio nazionale a seguito di un provvedimento prefettizio e di un ordine del questore, mai ottemperati.
Proprio durante i controlli per verificare il rispetto delle norne anti-contagio Covid-19, la Polizia di Stato lo ha fermato e, dopo averne verificato l’identità, il questore Cesare Capocasa ne ha disposto l’espulsione immediata.
Lui, Talat Mohamod, 50 anni di nazionalità pakistana, entrato illegalmente in Italia nei primi anni Duemila, la sera del 28 maggio 2004, nell’androne di casa sua, in pieno centro a Portomaggiore, insieme a suo fratello Nazer Ahmad (anche lui condannato), colpì a morte con due coltellate, una vicina al fegato e l’altra sotto lo sterno, un connazionale, Ansar Mohamood, dopo un litigio per problemi condominiali.
Arrestato per omicidio volontario in concorso, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, Talat Mohamod era stato assolto in primo grado, con formula piena, per non aver commesso il fatto. La sentenza venne ribaltata dalla corte d’assise d’appello e la condanna venne confermata in Cassazione.
Scontata la pena, da gennaio era a piede libero, fino a ieri (martedì 24), quando è stato fermato per un controllo dalla Polizia in zona Gad. Dopo esser stato accompagnato in questura prt gli accertamenti, il suo passato è emerso dal database delle forze dell’ordine.
A quel punto per lui è scattatao il decreto di espulsione, con notifica immediata e accompagnamento presso il Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino, da dove verrà successivamente imbarcato su un volo charter per Islamabad.
“Il controllo della regolarità della presenza degli stranieri che si trovano sul territorio è compito primario delle forze di polizia e in primo luogo della Polizia di Stato – commenta il questore Capocasa -, attraverso l’operato degli uffici Immigrazione. Tale azione consegue la piena efficacia anche mediante una successiva ed effettiva attività di accompagnamento ai C.P.R. e di rimpatri o di coloro che non hanno titolo d’ingresso o a permanere nel nostro Paese. Spesso si tratta di soggetti “destabilizzanti” per l’ordine e la sicurezza pubblica che commettono reati predatori o spacciano sostanze stupefacenti”.
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