Cabruja al Jazz Club conb “Guayabo”
Domenica 11 maggio alle ore 21.30 ospite al Jazz Club il nuovo progetto live dell’artista venezuelano Cabruja “Guayabo”, un intenso viaggio nell'anima della musica romantica ispanoamericana
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Francesco Diodati (foto di Giacomo Citro)
A tre anni di distanza dal lavoro precedente (Flow, Home, 2015), Francesco Diodati pubblica Never The Same. Lo fa con la stessa casa discografica, la Auand Records, e con la stessa formazione, gli Yellow Squeeds, ovvero: Enrico Zanisi (pianoforte, synth), Francesco Lento (tromba), Glauco Benedetti (basso tuba, trombone a valvole) ed Enrico Morello (batteria), protagonisti di lunedì 17 febbraio (inizio ore 21.30) al Jazz Club Ferrara.
Il nome del chitarrista romano è ormai uno dei più brillanti della scena italiana ed europea: se con Enrico Rava ha calcato palchi internazionali grazie ad una collaborazione consolidata, gli album da leader stanno mostrando la personalità e la capacità innovativa di Diodati. La fibrillazione per questa nuova uscita è stata palpabile anche nelle due anteprime al JazzMi di Milano e al London Jazz Festival dove Never The Same è stato presentato.
Al centro del nuovo progetto c’è una profonda riflessione sulle percezioni soggettive, sul lavoro d’insieme e sulle infinite trasformazioni che questi due elementi possono generare persino nella più semplice linea melodica. A dominare l’aspetto compositivo è «la sovrapposizione – dice Diodati – di diversi strati sonori, di linee che si intrecciano e che, pur mantenendo una propria indipendenza, diventano imprescindibili le une dalle altre. Questo modo di costruire la musica fa sì, per esempio, che lo stesso brano possa essere percepito in riferimento a un andamento ritmico diverso per ognuno. È un po’ come guardare lo stesso oggetto tridimensionale da diversi punti di vista, girandolo tra le mani o sospeso nello spazio».
Questa tensione al cambiamento, questa spinta verso qualcosa che prima non c’era, è anche la cifra stilistica del gruppo: «Sono tutti molto dinamici e nel corso del tempo cercano nuovi suoni, nuovi approcci – continua il chitarrista – Zanisi nel primo disco suonava il piano, qui suona piano, Fender Rhodes, synth modulare e bass synth. A Morello ho dato una montagna di gong birmani, accumulati negli anni durante i miei viaggi e concerti in Myanmar. Glauco Benedetti si è rivelato sorprendente anche con il trombone a pistoni, tanto che ho riscritto appositamente alcune parti per inserirlo. Francesco Lento tira fuori suoni sempre diversi dalla tromba portando all’estremo le possibilità timbriche, oltre a dilettarsi con bottiglie di vetro! Sa essere molto lirico oppure diventare più angolare e aspro. Con lui spesso dialoghiamo in modo serrato, una pratica che si è fatta sempre più intensa nel corso degli anni. Sono tutti musicisti formidabili. Ho scelto loro perché sono capaci di rompere le barriere, andare oltre i limiti del già sentito».
Il concerto è iscritto nell’ambito del bando sulla musica Nuovo Imaie. Lo anticipa l’aperitivo a buffet accompagnato dalla selezione musicale di France Dj, e lo segue l’imprevedibile jam session.
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