Economia e Lavoro
31 Gennaio 2020
Nuova raccolta firme per le diffide durante l’assemblea Cgil davanti alla Residenza Paradiso

Continua la protesta dei lavoratori alla casa di riposo: “Meritiamo maggiori tutele”

di Redazione | 2 min

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Non si ferma la battaglia di Cgil, Cisl e Uil contro le proprietà delle case di riposo Residenza Caterina e Residenza Paradiso, nella giornata di giovedì 30 gennaio i lavoratori si sono riuniti nuovamente, questa volta di fronte alla Residenza Paradiso e in gran numero.

“L’applicazione del nuovo contratto «Anaste» è inaccettabile – spiega il sindacalista Cgil Fabio Campagna – soprattutto dato che questa applicazione proviene da una decisione unilaterale da parte della proprietà delle strutture”.

La controversa vicenda nasce nel 2017 quando, insieme ai sindacati, la proprietà ha deciso di continuare ad applicare il vecchio contratto stabilito dal Ccnl “Anaste” e concordato con le sigle sindacali. L’accordo prevedeva la scelta del contratto concordato con i sindacati.

“Abbiamo nel corso degli anni – continua il sindacalista – proposto almeno altri due contratti all’azienda, tra cui il contratto «Agespi» che l’azienda ha rifiutato per il rischio di perdita dell’accreditamento. Il contratto «Agespi» non solo rientrava all’interno delle normative dell’accreditamento inoltre garantiva all’azienda anche maggiori vantaggi. Come ultima proposta, inizialmente accettata dall’azienda durante l’incontro con i sindacati, è stato messo sul tavolo il rinnovo del contratto «Uneba»”.

Il giorno 22 gennaio 2020 è stato firmato a Roma il nuovo contratto “Uneba”, poche ore dopo l’azienda ha comunicato che dal primo gennaio 2020 sarebbe stato applicato il contratto “Anaste”. Quest’ultimo contratto comporta una “serie di svantaggi ai lavori tra cui il dimezzamento dei permessi a recupero, il mancato pagamento dei primi tre giorni di malattia, il periodo di comporto per la malattia che da 365 giorni passa a 120 giorni e l’inserimento dell’infortunio all’interno comporto”.

Il sindacato ha predisposto la firma facoltativa e personale della diffida da parte dei lavoratori dove quest’ultimi si dissociano dall’applicazione del contratto di lavoro, dimostrando così il dissenso nei confronti della proprietà e non sentendosi rappresentati da chi ha firmato questo contratto. In attesa i sindacati, di cui era presente anche Vittorina Lodi di Cisl, stanno accertando le potenzialità di agire per vie legali.

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