Attualità
21 Gennaio 2020
Il flash mob si trasforma in un convoglio fino al municipio: "Questione di buon senso e dignità". L'indignazione cresce per la mancata discussione in consiglio

Il trenino delle Sardine chiede le dimissioni di Solaroli

di Elisa Fornasini | 3 min

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Un trenino umano con circa 200 passeggeri ha viaggiato in piazza a Ferrara per chiedere le dimissioni del consigliere comunale della Lega Stefano Solaroli dopo l’audio scandalo in cui aveva prospettato alla collega ‘dissidente’ Anna Ferraresi un lavoro da dipendente comunale come hostess sul trenino turistico.

Ecco perché il flash mob organizzato dalle Sardine in piazza Savonarola si è trasformato in un vero e proprio convoglio che al grido di “dimissioni”, “dignità” e “vergogna” si è spinto fino al Volto del Cavallo, a due passi dal municipio dove il consiglio comunale avrebbe dovuto discutere l’ordine del giorno del Pd in cui si chiedevano appunto le dimissioni di Solaroli. Una seduta finita con un nulla di fatto, dando ancora più voce alla protesta dei cittadini indignati.

“Avete portato il curriculum? Quanti di voi volete lavorare per il trenino? Basta il nostro sdegno” grida al megafono il ‘capotreno’ delle Sardine Maurizio Tarantino, “vi facciamo da steward a 1400 euro al mese” aggiunge con ironia Adam Atik, prima di salire sul “treno del partigiano” accompagnato dal canto di Bella ciao.

“Le sardine chiedono le dimissioni di chi ha umiliato il consiglio comunale. Se questo non avviene è allarmante! Significa che non c’è più alcuna differenza tra onesto e disonesto” spiega poi Ciro Zabini, invitando i consiglieri di maggioranza al voto: “Lega, FdI, FI e la civica Ferrara Cambia rappresenteranno i cittadini o saranno complici degli amici di Naomo? Faranno come Lucia Borgonzoni che ha chiesto di espellere dal partito chi lo ha infangato, anche se non ha contato nulla, o rinunceranno all’interesse della comunità per lasciare il posto all’interesse di qualche amico del sindaco e vicesindaco?”.

La speranza dei manifestanti, armati di alcuni curriculum vitae che sottolineano la “bella presenza”, era chiara: “Speriamo che prevalga il buon senso perché questa è una questione di dignità”. La speranza è rimasta vana, così come la richiesta di “incontrare un rappresentante dell’istituzione, che scenda dallo scalone per darci risposte”. La delegazione salita in Comune è tornata a mani vuote: “Il consiglio comunale è già stato sospeso ed è finito prima del solito”.

Il pubblico ride, quasi incredulo. “È inammissibile, bela roba, non c’è mai limite al peggio” sono alcuni dei commenti che passano di bocca in bocca. “Tutti ne stanno parlando, il silenzio da parte del primo cittadino è una risposta molto chiara. Si era proclamato sindaco di tutti, e alla fine? Si è rivelata una politica finta”.

“Noi siamo qui anche in nome di quella stele”, è l’ultimo appello di Atik indicando la vicina lapide, “perché innalzando la mente alle libertà repubblicane, i cittadini ferraresi meglio apprendano sempre la difesa della Costituzione perché meditando da quale aspettazione di giustizia sorga la nuova legge con più fervore tutti si volgano alle opere immortali e serene della pace Ferrara volle scolpire in pietra il ricordo del decennale di quando debellata la tirannide nacque per voto di popolo la Repubblica d’Italia”. Una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma non sul lavoro promesso “perché così ti cavo dai coglioni e non ti vedo più”.

In risposta, le sardine presentano il loro curriculum: “Cittadino del mondo con personalità antipopulista”, formatosi alla “scuola antifascista, antirazzista e non violenta”, che da qualche anno frequenta “l’Università contro la disinformazione” e ha maturato “esperienze nella vita reale e virtuale”, lavorando “con indignazione a stretto contatto di odiatori e mentitori professionisti. Li conosco bene. Amo unire la creatività a obiettivi utili per la mia società”.

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