Caso Cidas. Lodi ricorre in Appello
Sette motivi per cui la sentenza di primo grado che ha condannato Nicola Naomo Lodi per induzione indebita va riformata o annullata
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Martedì pomeriggio i militanti di Gioventù Nazionale Ferrara si sono riuniti per rendere omaggio a Sergio Ramelli, giovane studente milanese brutalmente assassinato cinquant’anni fa
Dopo oltre due mesi è arrivata dagli uffici comunali la risposta alla petizione promossa dalla Rete per la Pace Ferrara e firmata da quasi mille cittadini. La Rete chiedeva ragguagli in merito all’operazione Parchi sicuri annunciata ad agosto dal vicesindaco con delega alla sicurezza Nicola ‘Naomo’ Lodi.
Lo scorso 2 settembre, dato l’ingente numero di pezzi di arredo urbano rimossi, venne depositata la petizione per chiedere di collocare le 150 panchine rimosse annunciate dall’amministrazione nei punti di aggregazione.
E invece dalla breve notata firmata dal Settore opere pubbliche e mobilità, si scopre che sono state rimosse 4 panchine in zona Grattacielo (“molto ammalorate”, scrivono i tecnici), 3 in viale Belvedere, 3 in piazzale Toti (“plinti smossi”), 4 in viale Bardellini (zona via Beethoven) e una in via Ippolito Nievo.
Al momento ne sono state ricollocate 5: 2 in un’area verde a Gaibanella e 3 in carcere. Nel Parco dell’Amicizia ne sono state spostate 3 che erano già presenti.
Ma la sorpresa maggiore arriva successivamente: “in merito alla tematica sicurezza – scrive l’ufficio -, si è reso necessario intervenire in alcune aree verdi della nostra città per motivi strettamente legati al carente stato manutentivo. Tale progetto ha lo scopo di rendere più vivibile la nostra città, di cercare di migliorare la qualità di vita dei residenti; tali panchine vengono ricollocate dove vi è la necessità tenendo conto anche delle segnalazioni che sopraggiungono all’Amministrazione da parte dei cittadini ai quali, da sempre, viene prestata la massima attenzione e collaborazione”.
Nemmeno una parola sul motivo sbandierato da Naomo, lo spaccio. Ecco allora che i firmatari si permettono qualche considerazione.
La prima è una semplice constatazione: “la grandiosa operazione “Parchi sicuri” ha finora prodotto l’eliminazione di 15 panchine e la ricollocazione di altre 8! Ovvero: la montagna che ha partorito il topolino!”.
I cittadini fanno poi notare appunto che,” in questa risposta, non si fa nessun cenno alla motivazione principale esternata tante volte dal vice-sindaco nonché assessore alla sicurezza: eliminare lo spaccio togliendo le «panchine dedite allo spaccio». Sembra invece, leggiamo, che le panchine fossero «ammalorate», quindi in cattivo stato, e l’operazione di rimozione effettuata «per motivi strettamente legati al carente stato manutentivo»”.
“Ci rallegriamo dunque – conclude la Rete per la Pace – che il Comune stia provvedendo alla manutenzione; non comprendiamo allora tuttavia perché, dopo, le panchine non vengano ricollocate restaurate da dove sono state tolte, come quasi mille persone hanno chiesto con questa petizione”. Nella risposta si fa cenno a «segnalazioni che sopraggiungono all’Amministrazione da parte dei cittadini» per giustificare il ricollocamento in aree diverse”.
“Ma siamo noi i cittadini, eccoci – risponde la Rete -: in molti abbiamo firmato per una richiesta diversa per cui non riceviamo una risposta soddisfacente né collaborativa, nonostante quanto affermato nella lettera”.
“Sarebbe utile dunque – secondo i firmatari – che l’Amministrazione comunale lasciasse da parte l’atteggiamento di chi si sente in perenne campagna elettorale, sulla cui base si fanno annunci roboanti con i quali non si risolvono problemi complessi, come quello dello diffusione della droga e dello spaccio”.
I cittadini firmatari sottolineano poi che, “quando si utilizza tale ottica, si prendono provvedimenti discutibili, come quello appunto dell’eliminazione delle panchine, che vanno in direzione opposta a quanto servirebbe per favorire la rivitalizzazione dei territori, l’incremento dei luoghi e degli spazi di incontro e socializzazione tra i cittadini che sono importanti proprio per evitare che si creino zone “franche”, non frequentate dalle persone, quindi più facilmente aggredibili da pratiche illegali”.
“Per parte nostra – conclude la Rete -, continuiamo a chiedere che ci siano più panchine nei parchi e nei luoghi di aggregazione, insistiamo perché venga estesa la partecipazione dei cittadini, la loro possibilità di incontrarsi e di poter contare anche nei confronti delle scelte compiute dall’Amministrazione. Con l’auspicio che ciò, a differenza di quanto accaduto in questa vicenda, possa essere considerato un valore anche da parte di quest’ultima”.
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