Attualità
10 Novembre 2019
I nuovi modelli di previsione e analisi dei dati mostrano come il nostro territorio sia altamente esposto agli effetti del riscaldamento globale

L’innalzamento del mare mette a rischio mezza provincia di Ferrara

di Daniele Oppo | 3 min

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Tre ferraresi sono stati nominati quest’anno “Maestri del Lavoro” e riceveranno l’ambita onorificenza della Stella al merito del lavoro. Si tratta di Tiberio Bonora e Maria Chiara Ferrari, dipendenti di Basell Poliolefine Italia, e di Sergio Grigatti, dipendente di Enel Green Power

Doppio appuntamento su pace e nonviolenza

Lunedì 29 aprile a Ferrara si svolgeranno due occasioni di approfondimento aperte a tutti i cittadini interessati: il primo, nel pomeriggio, sull’educazione alla pace e alla nonviolenza, e il secondo alla sera, sull’obiezione di coscienza e i movimenti per la pace in Israele e Palestina, in Russia Ucraina e Bielorussia, con testimonianze dirette da quei territori

Bisogna agire e bisogna farlo subito, non solo riducendo le emissioni di gas climalteranti in atmosfera (come l’anidride carbonica), ma anche attuando tutte le misure di mitigazione degli effetti potenzialmente disastrosi che si svilupperanno a causa dell’aumento delle temperature, in primis l’innalzamento del livello dei mari. Nessuna si senta escluso, perché bisogna farlo anche a Ferrara.

Quello qui sotto, ad esempio, è lo scenario di rischio che potrebbe verificarsi nel 2050 – al netto di opere di mitigazione, ma rende l’idea – nelle condizioni ‘migliori’ possibili: un drastico decremento delle emissioni di gas serra, una buona dose di fortuna e stime non pessimistiche. Attenzione, non significa che tutte le aree in rosso si troveranno sott’acqua fra qualche decennio, ma che quelle aree, torvandosi al di sotto della futura linea dell’alta marea, sono aree che necessitano di un’attentissimo monitoraggio e di azioni concrete preventive già da oggi. Come si vede, Delta, Basso Ferrarese, Portomaggiore e Argenta fino a lambire i confini del capoluogo sono aree considerabili a rischio.

La mappa è stata elaborata da Climate Central, una organizzazione non-profit che si occupa dei cambiamenti climatici e i cui ricercatori hanno pubblicato a fine ottobre sulla prestigiosa Nature Communications un nuovo studio che perfeziona, con l’aiuto anche del machine learning, i modelli previsionali e l’elaborazione dei dati sulle coste, che mediamente sono risultate più basse di quanto prospettato finora. Il risultato è che – in generale – gli effetti dell’innalzamento delle acque potrebbero essere ben peggiori di quelli finora prospettati, coinvolgendo circa 200-300 milioni di persone in tutto il Globo. Sulla base di questi nuovi dati e modelli, l’associazione ha elaborato nuove e più accurate mappe del rischio.

Più o meno lo stesso concetto visto sopra lo si può vedere in questa mappa, dove in blu vengono segnalate le aree più a rischio nel breve termine considerando un innalzamento delle acque di 1,5 metri.

Forse ancora più interessante è la mappa interattiva qui sotto, dove si possono vedere i differenti effetti che si avranno nel prossimo secolo a seconda delle scelte che faremo in questo, e in questi anni soprattutto. La parte blu è la porzione di terra che avrà più probabilità di subire le conseguenze, spesso irreversibili con aree inondante in maniera permanente, a causa delle nostre azioni (o della nostra inazione, a seconda della prospettiva).  Abbiamo selezionato due scenari alternativi: uno in cui vi sarà un taglio globale netto alle emissioni climalteranti, come chiedono da molto tempo gli scienziati che si occupano di clima per limitare il riscaldamento globale e i suoi effetti, e l’altro, il più estremo in negativo, in cui nessuna azione verrà intrapresa secondo la dottrina del business as usual molto cara ai negazionisti. Come si vede nessuna delle due è priva di effetti sul rischio per il nostro territorio.

Il messaggio rimane quello da anni espresso dalla comunità scientifica: agire subito e in maniera drastica per contenere il riscaldamento globale e limitare i danni.

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