Politica
24 Settembre 2019
L'operazione fatta attraverso assegnazioni straordinarie e provvisorie della durata di due anni

Campo nomadi. La Lega sposta tre famiglie sinti nelle case popolari

di Ruggero Veronese | 3 min

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Le ultime tre famiglie Sinti che vivono nel campo nomadi di via delle Bonifiche verranno sistemate in case dell’Acer a Ferrara, attraverso assegnazioni provvisorie dalla durata di due anni stabilite da tre determine del Comune il giorno 13 settembre.

A confermare la notizia, anticipata dalla Nuova Ferrara, sono il vicesindaco Nicola Lodi e l’assessore ai servizi sociali Cristina Coletti, che tuttavia fin dai primi istanti di un’animata conferenza stampa fanno capire di voler mettere qualche puntino sulle ‘i’, negando qualunque forma di favoritismo alle tre famiglie.

E cogliendo l’occasione per confermare l’intenzione di inoltrare un esposto alla Corte dei Conti, per far chiarezza sul perchè nei precedenti 29 anni le vecchie amministrazioni non abbiano mai stabilito il canone mensile da versare al Comune per la permanenza in via delle Bonifiche.

Due questioni ben distinte l’una dall’altra e che cercheremo di mantenere tali: da un lato infatti si parla di come oggi l’attuale amministrazione stia gestendo la ricollocazione dei nomadi; dall’altro di ciò che negli anni è stato (o non è stato) fatto dalle vecchie giunte per il campo in via delle Bonifiche.

Partiamo dalla prima questione, relativa agli alloggi Acer. Lodi e Coletti si presentano in conferenza stampa spiegando di voler fornire “informazioni corrette contro le strumentalizzazioni di queste ore e ribadendo quello che abbiamo sempre detto: per le ricollocazioni stiamo seguendo tutte le procedure che è possibile percorrere, senza alcuna corsia preferenziale. Le assegnazioni fatte in questa fase sono provvisorie e vanno collocate nell’ambito di una percentuale ben precisa e solo nel rispetto di particolari requisiti. Quindi non parliamo di case popolari, perchè non sono inserite in graduatoria”.

Le procedure a cui fanno riferimento gli assessori sono quelle previste dall’articolo 3 del regolamento dell’Acer, che dà facoltà al Comune “in condizioni di estrema emergenza abitativa” di “utilizzare alloggi erp che fanno parte della quota (fino a un massimo del 3% del patrimonio erp totale) di alloggi di edilizia residenziale pubblica di difficile abbinamento definitivo, sottratti temporaneamente alla disciplina ordinaria”.

In sostanza il Comune può scegliere in particolari casi di escludere una piccola parte degli alloggi popolari dalle graduatorie, utilizzandoli per assegnazioni provvisorie per casi di particolare difficoltà e urgenza, come in questo caso. Da questo punto di vista è forse è un po’ forzato affermare, come fatto da Lodi e Coletti, che “non parliamo di case popolari”: lo sono a tutti gli effetti, perchè gli alloggi in quel 3% di in questione rientrerebbero a pieno titolo nelle graduatorie, ed è solo in virtù delle scelte e della necessità contingente del Comune che vengono esclusi dalle normali assegnazioni.

Lodi rimanda però al mittente tutte le accuse di assistenzialismo: “Negli alloggi Acer dovranno corrispondere un canone mensile, che è ciò che è mancato per 30 anni in via delle Bonifiche. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: vogliamo liberare il campo e responsabilizzare queste persone. Tutte queste famiglie avevano già fatto richiesta per accedere agli alloggi Acer, e il regolamento prevede che tra due anni se avranno rispettato i requisiti queste assegnazioni potranno diventare definitive”.

Proprio il tema della ‘responsabilità’ porta Lodi ad affrontare il secondo argomento del giorno: l’esposto alla Corte dei Conti contro le vecchie amministrazioni. “Non siamo noi a dover dire cosa sta succedendo in questi giorni al campo, ma il Pd a spiegare cosa è successo per oltre 20 anni. In questi tre mesi abbiamo portato avanti un percorso che per 30 anni nessuno aveva voluto incominciare: per troppi anni il Comune ha disatteso il regolamento che imponeva di definire un canone per la sosta e questo ci costringerà ad andare alla Corte dei Conti e chiedere che venga fatta chiarezza. Sapete perchè il processo di integrazione è sempre fallito? Perché nessuno ha mai chiesto ai sinti niente in cambio”.

E di fronte alla domanda se l’esposto in questione si inoltrerà anche negli anni delle giunte Soffritti e Sateriale, Lodi e Coletti non escludono nulla: “Non siamo noi a dover fare queste valutazioni”.

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