Non hanno perso tempo gli attivisti di Fridays for Future e i consiglieri di Movimento 5 Stelle e Lega dopo l’allarme lanciato su queste pagine riguardo l’abbattimento di decine di alberi al Parco Urbano, durante i lavori per la ristrutturazione e ampliamento delle piscine comunali in via Bacchelli. A mezzogiorno di venerdì infatti un gruppo di attivisti ambientalisti guidati da Marco Falciano (ex candidato in Parlamento col M5s) e Marcello Novelli dei Verdi si presenta davanti ai cancelli del cantiere insieme a Tommaso Mantovani (M5S), Catia Pignatti, Luca Caprini (Lega) e all’assessore all’ambiente Alessandro Balboni, muniti del progetto dell’opera e delle informazioni che in un primo momento mancavano al pubblico.
Un progetto che sembra riscuotere ben poco entusiasmo tra i presenti non solo per le problematiche ambientali: la nuova piscina infatti non rispetterà gli standard di piscina olimpionica (sarà larga 17 metri invece che 21) e non consentirà quindi di tenere buona parte delle manifestazioni sportive di alto livello: non risolverà insomma l’ormai cronico problema dell’assenza nell’intera provincia di una piscina di grandi dimensioni omologata per le competizioni. Ma la ‘deforestazione’ attualmente in atto sarebbe secondo Mantovani e Caprini determinata da una scelta progettuale ben precisa: la creazione di due nuove vasche di decantazione, piuttosto che il recupero e il riutilizzo di quella preesistente. Una scelta che però comporta lo spostamento della piscina scoperta dalla sua vecchia posizione, con relativo sacrificio di alberi nella nuova sede.
I consiglieri comunali criticano senza mezzi termini anche il posizionamento delle nuove opere edilizie, in particolare spogliatoi e area ristoro, che costeranno (di fatto sono già costate) un ulteriore sacrificio della vegetazione. E a questo proposito un dettaglio che incrementa la rabbia degli attivisti è il mancato riutilizzo del vecchio immobile degli spogliatoi e dell’amministrazione, che risulta anzi completamente tagliato fuori dall’area del cantiere e potrebbe soffrire un ulteriore degrado: paradossalmente, proprio mentre vengono investiti 3,6 milioni di euro per le nuove opere a pochi metri di distanza. L’intero progetto è del resto secondo Falciano uno dei ‘sintomi’ di una cultura ambientale un po’ deficitaria che si è diffusa negli ultimi anni a Ferrara e non solo. L’attivista cita opere come la nuova Piazza Verdi o le piste ciclabili nei pressi del parco urbano, di via Bologna o Borgo Punta: “zone cementificate e senza alberi, di architettura ostile, perché invece di chiamare le persone le allontanano”.
Visto che l’intero progetto – come illustrato nell’articolo di pochi giorni fa – risale alla vecchia amministrazione ed è stato ormai appaltato, assegnato e approvato, resta ora da capire cosa si può fare a questo punto a livello di tutela ambientale. L’assessore Balboni spiega in modo netto che annullare l’intera operazione è ormai impossibile: il Comune dovrebbe pagare alle aziende una penale da circa 400mila euro. Le strade da percorrere adesso sono due: da un lato un rigoroso controllo da parte del Comune sul cantiere in corso, per far sì che i lavori non danneggino o abbattano alberi o piante che non interessate dal progetto. E da un lato un coordinamento in pianta stabile tra Comune e cittadini, da attivare ogni volta che un’opera pubblica comporta un sacrificio di verde pubblico, perché come spiegano gli attivisti “a prescindere dai regolamenti, non può essere solo un dirigente comunale a prendersi la responsabilità di una decisione che riguarda tutta la città”. L’obiettivo di questa ‘strana alleanza’ tra Fridays for Future e i partiti che erano presenti è quindi duplice: da un lato evitare qualunque abbattimento non strettamente previsto dal progetto, dall’altro fare in modo che questo cantiere rappresenti l’ultimo caso in cui la cittadinanza scopre dell’abbattimento di alberi in città solo una volta che le motoseghe sono già in moto.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com