Politica
27 Luglio 2019
Il sindaco di Ferrara risponde all'appello delle sigle dell'accoglienza sul caso di via delle Bonifiche

Campo nomadi. Fabbri: “Il Comune sosterrà le spese delle associazioni per accoglienza e autonomizzazione”

di Redazione | 4 min

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“Ho letto con attenzione l’appello che mi è stato rivolto dalle associazioni del territorio, alle quali riconosco un valore fondamentale di sostegno ai servizi e un ruolo insostituibile nel campo dell’assistenza alle fragilità e alle criticità sociali nonché un compito importante relativo al mantenimento di quella coesione sociale di cui tutta la città beneficia”, inzinizia così, bonario, Alan Fabbri nella sua replica all’appello firmato da 47 associazioni sulla futura sistemazione delle famiglie che dovranno lasciare la zona dopo lo sgombero previsto a giorni.

Ma, dopo la premessa, il primo cittadino si fa duro: “Tuttavia non posso non riscontrare, da parte di alcune delle stesse associazioni, ora preoccupate per la situazione e per il destino delle famiglie di via delle Bonifiche, la mancanza, in queste settimane di un approccio concreto e fattivo a un problema che la nostra amministrazione ha ereditato, ma che in realtà esiste da decenni”.

E questo, secondo Fabbri, “è un dato spiacevole, soprattutto davanti all’abbondanza di alloggi e sistemazioni individuate, con solerzia e immediatezza, quando, in passato, si trattava di ospitare sedicenti profughi e richiedenti asilo, catapultati sul territorio senza alcun preavviso”.

Tornando al caso concreto, “da amministratore di questa città, da sindaco di tutti, non posso permettermi di tollerare ancora una situazione di grave degrado e di potenziale pericolo nella quale vivono minori, anziani e persino disabili, nè tantomeno di farlo, come vorrebbe qualcuno, in nome della “diversa cultura” di appartenenza dei soggetti interessati”.

“In una città che si rispetti – prosegue – le regole sono uguali per tutti e a nessuno verrebbe, di norma, concesso di abitare, per anni, in un’area pubblica, ridotta nelle condizioni in cui si trova il campo nomadi. La soluzione va trovata e non è certamente quella di rimandare ancora un intervento nel nome di una disponibilità dei residenti a sfalciare l’erba nel campo…”.

Il sindaco ricorda quindi che “la maggior parte dei nuclei familiari in questione da tempo fanno affidamento su varie forme di supporto economico pubblico, dal sostegno al reddito, al pagamento delle utenze fino a progetti di inclusione e avviamento al lavoro. Inoltre, è scontato che a queste famiglie verrà garantito l’accesso agli stessi servizi e alle stesse formule di aiuto di cui possono godere tutti gli altri ferraresi che dovessero trovarsi in difficoltà abitativa”.

Viene poi il punto oggetto di discordia: le associazioni dovranno farsi carico delle famiglie senza alcun contributo da parte del Comune? “Ricordo alle associazioni che mi scrivono – risponde Fabbri – che il Comune è ancora aperto alla collaborazione con le realtà che volessero rendersi disponibili all’accoglienza, con la possibilità di contribuire, in misura compatibile e necessaria, a eventuali spese per il periodo di transizione verso nuove sistemazioni o, ancor meglio, verso l’autonomizzazione di questi nuclei familiari. Che, nel rispetto delle differenze, dovrebbe essere il primo obiettivo di tutti”.

Ci saranno quindi contributi comunali a sgombero avvenuto. “Già adesso paghiamo migliaia di euro – spiega Fabbri a Estense.com -. Invece che per il campo li diamo per l’assistenza”. E ribadisce: “Come specificato alle associazioni, durante i diversi incontri, il Comune è disponibile a sostenere spese relative a eventuali progetti di accoglienza e autonomizzazione”.

In tarda serata sulla questione è intervenuta anche la diocesi di Ferrara-Comacchio con un comunicato ufficiale in cui “auspica un ragionevole tempo dichiarato e supportato di ‘stato di emergenza’ delle famiglie Sinte, che prevede l’intervento anche della Protezione civile, valutando la permanenza temporanea nell’area di sosta con provvedimenti minimi necessari sul piano della sicurezza, della sicurezza sanitaria e sociale – come già fatto in altri contesti cittadini -, che possano permettere di avviare un progetto definitivo proposto dal Comune e dalle Istituzioni, condiviso con le famiglie Sinte e supportato dal mondo del Terzo settore, che garantisca alla città un passaggio urbanistico importante sul piano della sicurezza, della vita sociale e un futuro migliore per tutti. Naturalmente tocca a chi governa la città le scelte e le decisioni. A tutti, però, tocca vigilare e collaborare, perché le scelte politiche tutelino la dignità, la vita delle persone e delle famiglie che vivono nella nostra città”.

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