Cronaca
7 Marzo 2019
Un pluripregiudicato di 65 anni a processo per fatti risalenti al 2016. La vittima raccontò tutto a un agente della Penitenziaria che lo vide piangere disperato

Ricattava il compagno di cella per costringerlo ad atti sessuali

di Daniele Oppo | 2 min

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Praticava atti sessuali sul suo compagno di cella che non poteva sottrarsi perché minacciato di vedere la sua famiglia rovinata da dalle lettere infamanti. Per questo un pluripregiudicato veneto di 65 anni è a processo per violenza sessuale.

I fatti risalgono al 2016 e si sono svolti nel carcere dell’Arginone a Ferrara, venuti alla luce dopo che un agente di polizia penitenziaria ha notato la vittima – un 40enne – piangere disperato in un angolo della cella ed è riuscito a farsi raccontare cosa stesse accadendo: da due settimane – questa almeno è l’accusa, sostenuta in giudizio dal pm Ciro Alberto Savino – il suo compagno (G.D.R., con varie condanne alle spalle per rapine, droga e violenze) abusava di lui, praticandogli atti sessuali sotto la minaccia di scrivere delle lettere che lo avrebbero messo nei guai con la moglie.

Mercoledì mattina l’imputato è stato sentito dal collegio presieduto dal giudice Vartan Giacomelli (a latere i giudici Alessandra Martinelli e Andrea Migliorelli) e ha cercato di dare una versione alternativa della storia, che non include alcuna prestazione sessuale, ma che sarebbe frutto di un non meglio specificato complotto nei suoi confronti da parte di altri detenuti. Tutto, secondo la sua versione, sarebbe nato dopo che aveva chiesto alla sua vittima di cambiare cella, dopo averlo accolto e avergli anche spiegato come farsi inserire nel programma di protezione dei testimoni, rifiutandosi però di inviare delle finte lettere minatorie che l’altro gli avrebbe chiesto per avvalorare la sua posizione. Un racconto che ha spaziato tante volte su più piani narrativi, tanto che il presidente ha dovuto più volte chiedere all’imputato di rispondere solo alle domande, senza aprire troppe parentesi sulla sua vita da “rapinatore normale”, come si è definito.

Nella prossima udienza, fissata per il 15 maggio, verrà sentito l’agente della Penitenziaria che raccolse il primo racconto della vittima.

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