Faccio il sovversivo 2.0
24 Febbraio 2019

Spal, non si può giocare con le emozioni

di Faccio | 2 min

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L’ennesima vertenza, l’ennesima lotta, sempre contro il profitto e contro il capitale

Che la classe operaia abbia una crisi esistenziale non lo dico io, è un dato di fatto. Basti pensare che per la vertenza del 2013, quando ancora i social non invadevano le nostre menti come adesso, una sera mi alzai da tavola per andare in una sede di partito a pochi passi da casa, presi la parola e dissi  che la nostra BERCO stava per affondare e che, secondo me, il pericolo di scontri sociali tra di noi era molto vicino

Avete mai provato?

Avete mai provato ad uscire di casa alle 22,00 e fare ritorno alle 6,00 della mattina dopo e non per fare serata, ma per andare al lavoro? Avete mai provato a partire di casa quando sta per cominciare un evento serale che vi interessa? Avete mai provato ad andare...

Noi siamo la Berco

Sono giorni molto intensi quelli che stiamo affrontando in fabbrica, il clima non è per niente buono e non si lavora affatto bene, anche se la speranza che tutto si sistemi è sempre tra di noi: stiamo uniti, non dobbiamo fare l’errore di dividerci, tutti insieme per un unico scopo, cioè salvare l’occupazione e riportare Berco dove era un tempo

A proposito di Spal-Fiorentina, dire “poco serio” tradotto dal nostro dialetto ha un significato diverso, a mio avviso meno grave di quanto si possa immaginare. Dire “poc seri” in dialetto ferrarese è quasi una battuta, uno scherzo.

Resta il fatto che il Pres ha fatto bene a chiarire, anche se dopo gli episodi di domenica as fa fadiga…

Si fa fatica perché è stato come andare contro il tempo; non si può giocare con le emozioni, la rete di Valoti con rispettivo abbraccio a quel ragazzo (fratello minore?) è stato un momento di grande passione calcistica ed eliminare, annientare, distruggere tutto questo penso non faccia bene, non solo ai tifosi della Spal, ma anche a tutto il mondo del calcio.

Il calcio è emozione, ricordo quando giocavo che appena finita la partita ci si raccontava quanto accaduto, “ma quella palla che ti ho dato al limite dell’area” oppure “se me la davi andavo in porta” in pochissimi sport succede questo, in pochi sport l’emozione di quando un tuo compagno segna è la cosa più grande di tutte.

Guardavo uno speciale su Gaetano Scirea, libero indimenticabile della Juve e della Nazionale: che tempi meravigliosi, un altro calcio. A mio modesto parere per non esagerare con le innovazioni bisogna agire diversamente, anzi dovrebbe essere una regola ben precisa: tutto quello che accade dopo un silent check non si può invalidare, perché è calcio giocato.

Faccio un esempio, forse un po’ esagerato e paradossale: se c’è in corso un silent check e capita un infortunio grave ad un giocatore perché per salvare un goal ha dato una craniata contro il palo, cosa facciamo? Andate a spiegare a quel giocatore che poteva fare a meno di salvare il goal e che può riprendere a giocare, perché anche l’infortunio in realtà non è avvenuto.

Paradossale, lo so.

Lo è stato anche per la Spal e per tutta la gente che domenica 17 febbraio in occasione di Spal-Fiorentina 1-4 era allo stadio.

Dopo essere andati a vedere il monitor (Var) ed assegnato il rigore non si può vanificare quanto fatto dalla Spal; se anche il rigore ci fosse stato (per me era dubbio, dopo una bella pestata non si ha il tempo di saltare con tutte e due le gambe rannicchiate) lo si assegnava dando alla Fiorentina la possibilità di pareggiare.

So che nel mondo ci sono ben altri problemi, ma è questo il bello o il brutto della vita, stavolta permettetemi di dire…

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