Eventi e cultura
2 Febbraio 2019
Visita al museo e al "giardino che non c'è" per conoscere i primi mille anni di ebraismo e i testimoni dell'Olocausto

Weekend al Meis per vedere la Shoah “con gli occhi degli ebrei”

di Redazione | 3 min

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Il modello del Giardino che non c’è (foto di Marco Caselli Nirmal)

Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (via Piangipane 81) è aperto per tutto il weekend dalle 10 alle 18 e propone ai visitatori una ricca offerta culturale.

Innanzitutto lo spettacolo multimediale “Con gli occhi degli ebrei italiani”, a cura di Giovanni Carrada (tra gli autori di “Superquark”) e Simonetta Della Seta (direttore del Meis): duemiladuecento anni di storia e di cultura italiana in ventiquattro minuti, visti e raccontati attraverso gli occhi degli ebrei.

L’installazione introduce al percorso espositivo “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, che racconta come l’ebraismo italiano si è formato e sviluppato dall’età romana al Medioevo, e come ha costruito la propria peculiare identità, anche rispetto ad altri luoghi della diaspora.

Attraverso i contributi video di alcuni esperti, oggetti preziosi e rari, pause immersive, inserti multimediali, ricostruzioni (il Tempio di Gerusalemme, l’Arco di Tito, le catacombe ebraiche, le sinagoghe di Ostia e Bova Marina), suoni e musiche, l’allestimento individua le aree di origine e dispersione del popolo ebraico, e ripercorre le rotte dell’esilio verso il Mediterraneo occidentale. Documenta la permanenza a Roma e nel sud, parla di migrazione, schiavitù, integrazione e intolleranza religiosa, in rapporto sia al mondo pagano che a quello cristiano. Segue la fioritura dell’ebraismo nell’Italia meridionale del Medioevo, prima della sua espulsione, e poi il precisarsi di una cultura ebraica italiana in tutto il Paese.

Prosegue la mostra “Il Giardino che non c’è” di Dani Karavan, ispirata dal “Giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani (che sotto il regime fascista fu detenuto proprio nel carcere poi trasformato in Meis) e dall’omonimo film di Vittorio De Sica. Accanto al modello del giardino e a diversi materiali dell’installazione pensata da Karavan per la città di Ferrara, il manoscritto originale del romanzo di Bassani e un itinerario tra alcuni degli oltre cinquanta lavori site specific firmati dallo scultore israeliano in giro per il mondo: il memoriale sui Sinti e i Rom a Berlino, la camminata sui diritti umani a Norimberga, l’omaggio a Walter Benjamin a Portbou e il monumento al deserto nel Negev.

“Il Giardino che non c’è” è patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Ferrara, con il sostegno di Bassani 1916-2016 – Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Giorgio Bassani, Coop Alleanza 3.0, Fer, Centro Studi Bassaniani e Fondazione Giorgio Bassani.

Nel bookshop del museo è, inoltre, possibile assistere alla proiezione di “Eravamo italiani”. In 50 minuti, il docufilm di Ruggero Gabbai (autori Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto) raccoglie le testimonianze di quei sopravvissuti italiani alla Shoah che, dopo la morte di Primo Levi, iniziarono a parlare all’interno del progetto dell’Archivio della Memoria della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.

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