Cento
14 Gennaio 2019
Giampaolo Manca descrive la sua storia da bandito e detenuto fino alla redenzione: "Una vita all'inferno e ritorno"

L’ex della Mala del Brenta si racconta a scuola

di Redazione | 2 min

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Cento. Oggi, lunedì 14 gennaio, presso l’aula magna dell’istituto “F.lli Taddia” di Cento le classi 3C, 4C, 4G, 4H, 4S e 5S hanno avuto la possibilità di incontrare Giampaolo Manca, 65 anni, di cui 36 anni vissuti in carcere, o più esattamente, come dice lui, “36 anni, 8 mesi e due giorni”, per i reati e i delitti commessi mentre faceva parte della banda criminale soprannominata la “mala del Brenta” agli ordini del boss Felice Maniero.

L’incontro che rientra nel progetto sulla legalità promosso dalla scuola, che ha come referente la docente di religione Emanuela Tarantini, comprenderà anche altri momenti, come l’incontro con Tina Mortinaro, moglie del caposcorta di Falcone morto nella strage di Capaci e la visita, per un gruppo di 40 studenti, al carcere della Dozza di Bologna.

Giampaolo Manca è stato invitato per fare capire ai ragazzi come sia possibile cambiare e trasformare la propria vita in maniera radicale. Ha raccontato la dura storia della sua vita prima da bandito poi da detenuto: una vita in cui ha conosciuto l’inferno della criminalità, della violenza, dell’omicidio ma anche una vita che poi, grazie all’aiuto delle persone giuste, è diventata una storia di pentimento e di redenzione.

Giampaolo è stato aiutato in questo percorso da Anna Buono, una volontaria del carcere che le è stata vicina e le ha permesso di individuare quella “luce divina” che lei sostiene esserci in ogni uomo. La signora Anna era presente all’incontro e ha semplicemente detto che l’unico modo per aiutare queste persone è quello di dare loro amore e affetto: “l’amore è un boomerang, se lo lanci, poi ti torna indietro”. Ha spiegato ai ragazzi che per aiutare le persone bisogna sempre cercare di vedere la loro parte migliore e da lì iniziare il cammino per farli “uscire dall’inferno”.

La testimonianza di Giampaolo è stata dura, soprattutto quando ha descritto il modo in cui, giovanissimo, è diventato un bandito e quando ha raccontato la sua vita in carcere; allo stesso tempo, però, è stata ricca di emozioni e di commozione per l’uomo nuovo che ormai ha preso il posto del violento assassino che era.
Il messaggio dato ai ragazzi è stato chiaro: se uno sbaglia deve scontare la sua pena ma ogni uomo ha diritto ad avere una seconda possibilità.

L’incontro è stata anche l’occasione per presentare il suo libro intitolato “All’inferno e ritorno. Trentasei anni senza libertà”, i cui proventi andranno in beneficenza: l’autore infatti vuole contribuire a realizzare una struttura nel Bergamasco per le ragazze madri in difficoltà economiche e, in futuro, dedicarsi a loro. “Così, il mio racconto del male servirà a fare del bene”.

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