Comacchio
8 Dicembre 2018
Meetup 5 Stelle e Comitato ottengono una consulenza dell'Isde: "Dati per nulla rassicuranti". I dubbi sull'imparzialità di Arpae: "Legata a Sacmi da contratti di comodato gratuito"

No-Cercom all’attacco con i medici ambientali: “Dai camini sostanze cancerogene e tossiche”. Dubbi pure su Arpae

di Redazione | 4 min

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Comacchio. “La nuova Cercom emetterà dai suoi camini sostanze cancerogene e tossiche, eppure l’azienda al contrario dichiara, senza averlo dimostrato, di non utilizzare sostanze potenzialmente nocive e di non avere alcun impatto negativo sull’ambiente che possa nuocere alla popolazione. Inoltre non ha fornito all’autorità le notizie necessarie per valutare l’impatto delle sue produzioni sulla salute umana. Senza questo dato, è mio parere che non solo non è possibile completare l’iter di una eventuale autorizzazione, ma l’autorizzazione stessa, se rilasciata, è da ritenersi nulla per difetto procedurale”.

Il parere è quello di Edoardo Bai, presidente della sezione milanese di Isde (Medici per l’Ambiente). Chiamata in causa dal meetup 5 Stelle Comacchio e Lidi e dal Comitato ‘No Fabbrica delle polveri’ per una consulenza, Isde ha presentato di recente le osservazioni sull’iter procedurale relativo all’insediamento della imolese Sacmi nel sito ex Cercom a Porto Garibaldi.

“Sia nel Valsat che nel Vinca le problematiche di natura sanitaria non sono affatto affrontate. L’azienda – fa notare Bai – dichiara che non sono previste sostanze chimiche e/o tossiche, la produzione di scarti pericolosi o rifiuti speciali, l’introduzione di impatti significativamente negativi sull’ambiente in generale. E ciò è in contrasto palese con quanto dichiara di utilizzare come materie prime, ossia argille, feldspati, quarziti, coloranti, additivi, barbottina e atomizzato”.

Nella stessa Valsat poi “l’azienda dice che non esistono bersagli interessati da eventuali ricadute di inquinanti contenuti in aria, perché opera lontano dai centri abitati: in realtà alcune località, come il cimitero comunale, il depuratore, l’ambito produttivo di via Romea, Porto Garibaldi, sono a distanze non troppo lontane dall’azienda e possono essere interessate dalle immissioni”.

I manifestanti di fronte ai cancelli della fabbrica dismessa

La relazione più interessante è contenuta nella richiesta di Autorizzazione Unica Ambientale. “Le emissioni in aria – spiega Bai – non sono affatto prive di tossicità e innocue: argille, feldspati, quarziti danno infatti origine a emissioni di quarzo che non possono essere trascurate”. A destare preoccupazione è anche la silice cristallina (componente che può causare fibrosi polmonare e cancro ai polmoni in caso di esposizione prolungata), i coloranti impiegati e prodotti irritanti.

Sulle polveri, i medici ambientali ritengono addirittura significativo il paragone con l’attività della Laminam di Borgotaro per rendere l’idea delle emissioni di materiale particellare (polveri): “Per Laminam l’autorizzazione alle emissioni riporta il dato dichiarato dalla ditta, che è poi quello normato, cioè 10 mg/mc di aria: la nuova Cercom chiede l’autorizzazione per una concentrazione doppia, cioè 20 mg/mc, una emissione assolutamente da vietare”.

“Tutto questo – conclude Bei – dimostra, a mio parere, la necessità di un’analisi di rischio sanitario che tenga in conto delle immissioni, dato che sono presenti a camino sostanze cancerogene e tossiche, studiando le possibilità di diminuire gli impatti. Sarebbe augurabile – inoltre – un controllo delle nanopolveri e indispensabile quantificare l’impatto di diossine, Pcb e ftalati, che hanno effetti cancerogeni e interferiscono con le normali attività ormonali dell’uomo. In questo caso credo debba essere valutata l’applicazione della sentenza del Consiglio di Stato n.1820 del 2017, che ha revocato un’autorizzazione integrata ambientale perchè non erano state valutate le conseguenze sanitarie della messa in funzione dell’impianto”.

In tale delicato quadro (che ricalca quello tracciato dallo Studio Terra Srl, interpellato settimane fa), il M5S comacchiese rincara la dose, portando a galla diversi atti amministrativi che testimoniano il “rapporto di interesse” tra la ditta Sacmi, proprietaria del sito ex Cercom, e l’Arpae. A legare i due soggetti c’è la concessione in comodato gratuito di un’apparecchiatura per il monitoraggio delle emissioni odorigene, il cosiddetto ‘naso elettronico. “Lo strumento, che Sacmi possiede in qualità di produttore ha un valore compreso tra i 40 e i 50 mila euro, ed è stato concesso – spiegano da Comacchio – all’agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente nel 2012, per nove mesi, per altri due mesi nel 2016 e per altri sei nel 2017, fino a gennaio 2018”. Il fatto, secondo i pentastellati, getterebbe non poca ombra sulla posizione di Arpae, ente coinvolto nella valutazione dell’iter di insediamento di Sacmi e nella relativa Conferenza dei servizi.

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