Spettacoli
2 Novembre 2018
Successo per lo spettacolo portato in scena col professore bolognese Gianumberto Accinelli

Fabio Volo ‘sull’acqua’ fa tappa a Ferrara e riempie il Comunale

di Redazione | 3 min

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di Cecilia Gallotta

“L’Italia è il paese che beve più acqua in bottiglie di plastica, e per fare una bottiglia servono circa 18 litri di petrolio. Un problema che necessiterebbe una certa sensibilità e competenza: per questo Hera ha mandato a parlarne un entomologo, ossia uno che studia gli insetti, e uno speaker radiofonico”.

C’è tanta ironia nello spettacolo che Fabio Volo e il professore bolognese Gianumberto Accinelli stanno portando un po’ in tutta l’Emilia Romagna, facendo tappa a Ferrara mercoledì sera e riempiendo quasi tutto il teatro Comunale.

Il duo, già consolidato su radio Deejay con ‘Il Volo del mattino’, si riconferma vincente con ‘Volo sull’acqua’, strappando al pubblico risate e applausi ogni manciata di minuti. In effetti, pur non c’entrando apparentemente nulla (“un approccio in linea con il nostro Paese” continua ironico Volo), l’incredibile catena di cooperazione che distingue, per esempio, un bene prezioso come il miele, trova tratti comuni con quella che serve a potabilizzare l’acqua.

“Il miele è un alimento incredibilmente non deperibile – spiega Accinelli – (si pensi che in un sarcofago egizio fu trovato un vasetto di miele di 1500 anni prima ancora in perfetta conservazione) e perché questo avvenga il nettare deve passare da almeno cento api, che visitano quasi 3 milioni di fiori, per una distanza che in tutto ricopre il diametro della Terra percorso 4 volte. Un po’ come il milione di analisi l’anno e i duemila campionamenti al giorno effettuati da Hera” sponsorizza un po’, illustrando curiosità che forse non tutti sanno, come il fatto che “sulla bolletta dell’acqua, ci sono scritti i valori che dimostrano tale processo di purificazione”.

Sfatato in pieno il mito dell’acqua povera di sodio, “che registra lo 0,0002% di sodio sul totale, contro quella ‘ricca’, che ne conta ben 0,0003” cita Volo, ricordando come le abitudini alimentari incidano ben di più che uno specchio per le allodole: “se bevo acqua povera di sodio e poi mangio salumi salatissimi, è come se ne avessi bevuti 25 litri”.

Altro luogo comune è quello del calcare, erroneamente associato al sapore sgradevole dell’acqua di rubinetto, dato invece dal cloro, che “basta fare vaporare riempiendo una bottiglia aperta e lasciandola lì qualche ora”. Il calcare non è nemmeno responsabile dei calcoli renali, “il più delle volte dati dalla scarsa assunzione di acqua” spiega Accinelli, che paragona il gesto e la consapevolezza di consumare acqua del rubinetto alla preziosità di un gesto di ogni singola ape: “senza contare che il miele, con tutto il lavoro delle api, viene venduto ad un prezzo relativamente basso (perché le api non hanno i sindacati), mentre l’acqua no, e bere dal rubinetto costa mille volte meno che l’acqua comprata in bottiglia”.

Un bene, insomma, da non dare per scontato “esattamente come le mogli e i mariti” ironizza Volo, e che, al pari del miele, dà origine a catene capaci di ‘intrappolare’ il bello e il buono del mondo spesso invisibili all’esterno.

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