di Simone Pesci
“Se uno ha dieci milioni e va da un broker, quei soldi vengono sì investiti ma non finiranno mai in economia reale, ma in prodotti finanziari più o meno rischiosi. Questo è l’indicatore di quello che non è successo in dieci anni, anzi forse è pure peggio perchè prima, almeno, qualcosa finiva in economia reale”.
Va subito dritto al punto il presidente di Banca Etica Ugo Biggeri, protagonista di un dibattito al festival di Internazionale che metteva al centro la situazione economia mondiale, pochi giorni dopo il decennale – era il 15 settembre 2008 – del fallimento della banca americana Lehman Brothers, apice della crisi finanziaria. Da quel momento sono state introdotte una serie di regole che hanno stravolto il mondo bancario, delle quali se ne è parlato con Biggeri e con la giornalista Roberta Carlini, pungolati dalle domande di Massimo Cirri e Sara Zambotti, giornalisti di Caterpillar, programma radiofonico di Rai Radio 2.
Una delle misure che la crisi ha fatto nascere è quella del Bail-in, un meccanismo “per il quale i rischi di default delle banche devono essere sostenuti dal mondo delle banche stesse” sintetizza Carlini. “Un fondamento logico” precisa Biggeri, che però va “pensato meglio, ad esempio le cosiddette banche ‘too big to fail’ sono escluse da questo meccanismo, perchè le banche grandi non possono fallire”. Non a caso, si aggiunge Carlini, le banche fallite “sono quelle piccole”.
Il presidente di Banca Etica non manca di lanciare più di qualche frecciata nei confronti degli istituti di credito. “Se si parla di investimento finanziario – spiega – ci sentiamo analfabeti e ci affidiamo ad altri: 50 anni fa un direttore era stimolato dalla sua banca per fare il meglio, oggi i funzionari sono stimolati a vendere prodotti per far guadagnare le banche”. E ancora: “La competizione delle banche si fa su parametri economici e non sul senso, se l’istituto fa cose utili alla comunità oppure no”. Un po’ più morbida Carlini che rammenta che non è “facile fare la banca in questo momento, dove il denaro non vale niente”.
Lei stessa tocca l’argomento sui derivati – “dovevano essere una cosa buona, il problema è che a un certo punto è nato pure il mercato dei derivati” – e quello sulle valute elettroniche, che la giornalista reputa “uno strumento tanto utile quanto è più alta l’economia sommersa di quel Paese”. La chiusura del dibattito non può che essere un’altra stilettata targata Biggeri, rivolta ai mercati finanziari: “Oggi ci sono più soldi rispetto a dieci anni fa. Però non ce ne siamo accorti, invece di tassare i cittadini andrebbero tassati questi”.
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