Una serie di ritratti di persone che scappano dall’omofobia e si nascondono per la paura e il terrore delle persecuzioni. Il tema della discriminazione e persecuzione di persone lgbti migranti o emigrate in Italia è al centro della mostra fotografica “NoIdentity” che verrà inaugurata venerdì 21 settembre alle 16 in piazza Municipale, dove resterà allestita fino a sabato 22 settembre in occasione di “FEsta in Pace”.
Alla presentazione-inaugurazione della mostra – realizzata dalla fotografa Luciana Passaro e curata da Arcigay Ferrara con il patrocinio del Comune di Ferrara – interverranno la stessa fotografa Passaro e l’assessore alle Pari Opportunità Massimo Maisto.
Dal 24 settembre al 1° ottobre l’esposizione itinerante si sposterà nella sala dell’Albo Pretorio del municipio e dal 5 al 14 ottobre sarà allestita presso il circolo Arci Bolognesi in occasione del festival di Internazionale.
Il nuovo progetto fotografico guida lo sguardo verso i Paesi che condannano l’orientamento sessuale con pratiche di violenza e odio. “Oltre 70 Paesi nel mondo condannano la non conformità ai codici binari ed eteronormati: omofobia, transfobia, intolleranza per qualsiasi differenza. Anche nei paesi civili lo stigma, sepolto a fondo nelle coscienze, nega la libertà di esistere – spiegano da Arcigay -. NoIdentity è un progetto che denuncia la disumanizzazione che ne deriva, ci parla di migrazioni, di transizioni dei corpi e dell’anima”.
Fotogrammi di umanità negata e identità celate, volti nascosti, sguardi bassi, occhi sbarrati fuggono il giudizio nella ricerca continua di un anonimato che protegga. “Un’oscurità temuta, ma che è scelta obbligata – precisa Arcigay – finché non si è forti abbastanza per spezzare le catene, strappare via i veli. E fuggire. Lontano da luoghi che non appartengono, lontano dalle ipocrisie e dai silenzi, lontano da sé. Un velo come metafora di un io dissimulato, una benda che nasconde, una mano che preserva, simboli di una menzogna che salva dal pregiudizio, dall’odio, dalla violenza. Immagini forti che toccano corde profonde e ci raccontano storie di esseri umani che l’emarginazione se la portano dentro, una valigia pesante e invisibile, la fatica del trascinarsi di chi inizia di nuovo, in un altrove che non sempre è accogliente”.
“Il percorso unisce e accomuna i diversi paesi d’origine dei soggetti ritratti, un affresco unico della perdita di equilibri di una umanità in divenire, in un mondo che rifiuta, detesta, annega nel sangue ogni manifestazione di diversità – chiosano i promotori -. In questo progetto la diversità si ammanta di voglia di urlare, di uscire dal buio, smascherare l’abbandono, il razzismo, il punto di vista privilegiato di chi osserva e passa oltre. NoIdentity ci scava dentro e ci lascia muti, svuotati. Sopraffatti dalla colpa del nostro silenzio. Perché chi guarda senza vedere – e tace – è sempre complice”.
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