Politica
10 Agosto 2018
L'ex assessore alle finanze è stato il primo parlamentare a notare le implicazioni del decreto: "Comodo fare bella figura con soldi già stanziati"

Piano Periferie: è stato Marattin a scoprire l’emendamento ‘incriminato’

di Ruggero Veronese | 4 min

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“Una ripicca al precedente governo? No, qua siamo di fronte a ignoranza e approssimazione, che sono ancora peggio della ripicca politica”. Da lunedì pomeriggio Luigi Marattin ha iniziato la sua crociata contro il sottosegretario all’economia Laura Castelli, dopo la decisione del governo di congelare per due anni i 2,1 miliardi stanziati a 96 Comuni per il Piano Periferie del governo Renzi.

È stato proprio l’ex assessore alle finanze ferrarese, attuale deputato del Pd, a notare che in mezzo al Decreto Milleproroghe approvato dal Senato era presente l’emendamento 13.2 che, nello sbloccare circa un miliardo di avanzi di bilancio da destinare ai Comuni, andava a ‘prosciugare’ il fondo creato nel 2016 per il Piano Periferie.

Me ne sono accorto lunedì vedendo passare una notizia di agenzia, in cui la Castelli parlava di una svolta storica nel mondo degli enti locali. Sono andato a cercare in tutti gli emendamenti approvati in Senato e ho trovato questo testo, che purtroppo per un errore materiale è stato votato anche dal Pd, in mezzo a centinaia di altri emendamenti. Dobbiamo ammettere l’errore senza nasconderci, e fare di tutto per correggere questa follia alla Camera”.

Mano a mano che si addentra nella questione, i giudizi politici di Marattin lasciano spazio alle spiegazioni tecniche: “Perché parlo di una follia? Il motivo è semplice: Castelli dice che gli avanzi di bilancio erano bloccati e che ora il governo li sta liberando. Ma è un’argomentazione fallace: è dal 2016, grazie alla sostituzione del Patto di Stabilità interno durante il governo Renzi, che si è aperta la strada al graduale utilizzo degli avanzi. E il miliardo di euro in quattro anni stanziato dall’attuale governo è una briciola rispetto ai 3,6 miliardi, di cui 1,8 negli ultimi due anni, sbloccati nella scorsa legislatura”.

Ma oltre all’entità delle risorse in ballo, Marattin mette in discussione la loro provenienza: e qui entra in gioco il Piano Periferie. “Potremmo anche essere contenti di qualche briciola in più, perché sarebbero comunque risorse per i Comuni, ma il problema è che per reperirle devono andare a intaccare il fondo per il Piano Periferie, ovvero soldi che erano stati già assegnati dallo scorso governo a un centinaio di amministrazioni locali. È comodo fare bella figura con i soldi già stanziati dagli altri. Per non parlare del fatto che siamo ad agosto e difficilmente i Comuni riusciranno a usare i 140 milioni assegnati dal governo per il 2018: sono risorse da usare nell’esercizio corrente e i tempi tecnici sono troppo stretti. Quei soldi arriveranno dopo settembre e non riesco a pensare a come un’amministrazione possa far partire una gara d’appalto e concluderla nel giro di tre o quattro mesi. Anche questo dimostra la totale incompetenza a livello amministrativo di chi ci governa: gli avanzi vanno sbloccati a gennaio attraverso appositi decreti”.

Il sottosegretario Laura Castelli

La ‘svolta storica’ annunciata da Castelli è quindi secondo Marattin “tutta una finta”, che il governo userà per guadagnare consensi: “Purtroppo c’è una discrepanza totale tra ciò che viene comunicato e quello che viene fatto. Fanno una legge contro la precarietà che invece la aumenta, una contro le delocalizzazioni delle imprese che invece punisce solo chi internazionalizza, e ora questa svolta epocale che per dare un miliardo ai Comuni ne sottrae due che erano già disponibili, con appalti pronti a partire tra un mese. La politica e la stampa devono tenere la guardia molto alta per non far passare nulla inosservato: lo dico in primo luogo a noi che facciamo opposizione in Parlamento, dato che quell’emendamento, sebbene per un banale errore, è stato votato anche dal Pd. Ma anche alla stampa che dà credito a dichiarazioni e prese di posizione che sono sbagliate tecnicamente prima ancora che politicamente”.

Nel mirino di Marattin ci sono soprattutto i pentastellati: “Non so se qualcuno dei loro sindaci insorgerà contro la decisione di tagliare il Piano Periferie, visto che da quelle parti appena qualcuno parla viene espulso. E nemmeno dai loro parlamentari non mi aspetto molto: per quanto ho avuto modo di vedere finora, sembrano passare di lì per caso, non sembrano partecipare con cognizione di causa alle discussioni in aula. Quando Grillo dice che vuole sorteggiare il Parlamento, mi viene da dire con un battuta: ma perché, non l’hai forse già fatto? Non voglio suonare offensivo, del resto sono sicuro che anche tra loro qualcuno di valore ci sia, compreso lo schieramento leghista, partecipano molto nelle commissioni e alla Camera, ma i 5 Stelle sembrano alla finestra a vedere cosa fa il governo, che evidentemente riceve più indicazioni dall’esterno che dai propri parlamentari”.

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