Attualità
16 Giugno 2018
Una risposta al diritto alla mobilità di persone con disabilità adulte e anziani fragili che non possono muoversi con i mezzi pubblici

“MuoverSi” e “Progetto Giuseppina”, il decalogo per l’accompagnamento sociale

di Redazione | 2 min

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Si aggiornano e vengono rilanciati “MuoverSi” e “Progetto Giuseppina”, i servizi di accompagnamento sociale nati nel 2007 grazie alla collaborazione di amministrazione comunale e terzo settore. Arrivati ormai al decennale, i due progetti si configurano come una risposta al diritto alla mobilità di persone con disabilità adulte e anziani fragili che non possono muoversi con i mezzi pubblici, attraverso la messa in rete di pulmini da parte delle associazioni del territorio.

E, per enfatizzare questa importanza, Comune e Asp hanno prodotto un nuovo volantino sull’Accompagnamento sociale a Ferrara, con le dieci cose da sapere per chi non è in grado di spostarsi in autonomia.

“Il nostro è uno dei primi capoluoghi di provincia per estensione territoriale – fa notare Chiara Sapigni, assessore alla Sanità e ai Servizi alla persona – con i suoi 400 km² totali: non stupisce, quindi, che nelle più di 40 frazioni si fatichi a dare risposta ai bisogni di tutti”. Di qui l’importanza di questi servizi, “per prevenire l’esclusione – conclude con lei Annalisa Berti di Asp Ferrara – e dare a persone fragili la possibilità di mantenere la propria autonomia”.

Parte delle risorse viene attinta dal Fondo regionale per la non autosufficienza, che tuttavia non basta. “Questo tipo di bisogni – spiega Patrizio Fergnani dell’assessorato comunale Servizi alla persona – non è codificato come essenziale, dunque ci rimettiamo all’aiuto imprescindibile delle associazioni e delle cooperative, che forniscono i mezzi, i volontari e il loro tempo”. Attualmente a “MuoverSi” e “Progetto Giuseppina” partecipano Ateda, Auser, Anteas e Integrazione Lavoro, quest’ultima anche come perno dell’organizzazione.

L’accompagnamento sociale va richiesto al numero 0532 903994, premendo poi il tasto 1 e sottoponendosi al questionario per la valutazione della propria condizione. Per “Progetto Giuseppina” l’unico requisito è l’età minima di 75 anni, mentre per “MuoverSi” è necessaria una certificazione di disabilità (ma senza una soglia specifica sulla percentuale). I servizi possono essere richiesti per bisogni differenti: svolgere una terapia, fare una visita o partecipare ad un momento di socializzazione. E “hanno tutti pari valore – afferma Marisa Baroni, vicepresidente Anteas – perché la persona ha bisogno di star bene sia nel corpo che nello spirito”.

Caratteristica centrale di queste esperienze è, infatti, “la valenza sociale, il desiderio di fare un percorso che crei legami e recuperi il senso di comunità – concordano Federico Pazzi di Ateda, Nicola Folletti e Luca Beccati della cooperativa Integrazione Lavoro -, dando luogo ad un servizio che crea salute nel momento stesso in cui si attiva”.

Un’unica attenzione è necessaria: Luca Beccati mette in guardia da “chi chiama dicendo di raccogliere soldi per conto nostro, cosa che noi non facciamo”.

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