Portomaggiore
29 Aprile 2018
Sul palco del teatro di Budrio anche Ravaglia: “Quando ho saputo che erano morte altre persone in Spagna ho pianto”

Igor, le vittime si incontrano. Francesca Verri: “In questa tragedia non ci sono eroi, solo vittime”

di Redazione | 3 min

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“Non avremmo mai voluto esser qui perché noi siamo qui solo perché nostro padre è morto. È stato barbaramente ucciso”. Inizia così il breve discorso che Francesca Verri ha tenuto sul palco del teatro consorziale di Budrio.

Accanto a lei le famiglie delle vittime italiane e spagnole di Norbert Feher, alias Igor il russo. Organizzata dal comitato Amici di Davide Fabbri (il barista ucciso a Budrio dal criminale serbo), la serata dal titolo “No al silenzio”, ha visto parlare a uno a uno i cosiddetti superstiti, i parenti delle sei persone uccise tra Italia e Spagna nella lunga scia di sangue lasciata dal killer ora recluso nel carcere di massima sicurezza di Zuera, a Saragozza. Presenti anche il presidente della Regione Stefano Bonaccini e il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti.

“Nostro padre era una gran brava persona. Non era un eroe ma un uomo normale, pacifico ed onesto. Un padre eccezionale – ricorda Francesca, la figlia di Valerio Verri, ucciso l’8 aprile di un anno fa -. Non c’è più. In questa tragedia non ci sono eroi. Ci sono solo vittime”.

Il desiderio suo e del fratello Emanuele ora è che “i magistrati che debbono fare i processi lo capiscano. Chiediamo solo rispetto. Rispetto per Valerio Verri che non c’è più e che la sua uccisione ben avrebbe potuto essere evitata come tutte le altre. Ci sentiamo vicini per questo anche alle vittime spagnole”.

Secondo Francesca Verri “anche il loro assassinio ben avrebbe potuto essere evitato. Abbiamo incontrato ministri e generali. Noi non chiediamo commiserazione o ribalta mediatica ma solo rispetto come cittadini italiani onesti e che pagano tutte le tasse. Vogliamo solo dire a gran forza questo: non ci sono eroi in questa grande tragedia ma solo vittime che meritano rispetto e risposte”.

A margine dell’incontro interviene anche l’avvocato dei Verri, Fabio Anselmo, secondo il quale “Igor ha compromesso la viota di tanti cittadini. A queste vite di deve l’obbligo di verità”. Questo perché “parlare di sicurezza è una cosa serie e non può essere gestito in modo estemporaneo. Igor è scappato, non poteva e non doveva andare in Spagna. In Italia e in Spagna ci sono verità che noi dobbiamo ai familiari e occorre puntare il dito contro errori che sono stati commessi e senza i quali forse alcuni non sarebbero qui”.

Parla anche Marco Ravaglia, l’agente di Polizia provinciale rimasto gravemente ferito durante la tragica notte di Portomaggiore. Ha ancora il braccio fasciato. Oltre al dolore fisico che lo accompagna da allora, “per il quale bastano a volte i farmaci”, se ne porta addosso “un altro che purtroppo non lo si guarisce più”. Il giorno della cattura “stavo andando a fare riabilitazione quando mi arriva un messaggio: una mia collega mi scrive Igor è stato catturato. Ho acceso la radio e il sollievo si è spento sentendo che erano morte altre persone. Per tutta la giornata non ho fatto altro che piangere”.

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