Portomaggiore
12 Marzo 2018
Esperienza formativa e umana per un gruppo di allievi delle classi seconde

Studenti dell’Iis “R. Levi Montalcini” in visita al campo di concentramento di Fossoli

di Redazione | 3 min

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La visita al campo di concentramento di Fossoli (Mo) e al Museo del deportato è un’esperienza singolare che turba profondamente e induce a riflettere sulla storia e sulle inaspettate degenerazioni dell’animo umano.

Da poco una rappresentanza di studenti delle classi seconde dell’Iis “Rita Levi Montalcini” ha effettuato una visita a Fossoli al fine di non dimenticare quanto è storicamente, socialmente, umanamente successo. La visita è stata accompagnata dalla presentazione storica fatta da due guide che con straordinaria competenza e preparazione hanno saputo rendere coinvolgente ed incisivo il racconto, a tratti, davvero sconvolgente.

Con efficacia e chiarezza hanno ricostruito la storia del campo di concentramento di Fossoli che nacque come campo di prigionia nel 1942. Due sono, infatti, le fasi che contraddistinguono la storia del campo di Fossoli. La prima va dal Maggio del 1942 all’8 Settembre del 1943, quando il campo fu istituito dall’esercito regio italiano per prigionieri di guerra britannici, sudafricani, neozelandesi catturati in Africa Settentrionale durante la prima fase della guerra. La seconda va dal Dicembre 1943 al Marzo 1944 quando la Repubblica Sociale Italiana lo trasformò in campo di internamento e concentramento per Ebrei. Gli Ebrei non furono tuttavia gli unici deportati di Fossoli. Accanto a loro cominciarono ad essere internati anche gli oppositori politici contrassegnati da un triangolo rosso cucito sulle loro “divise”, così come gli Ebrei si distinguevano per il triangolo giallo.

A Fossoli fu internato anche il grande chimico e scrittore italiano di origini ebraiche Primo Levi, prima di essere deportato ad Auschwitz. Levi rievocherà la sua tragica esperienza di deportato nel famosissimo romanzo-testimonianza “Se questo è un uomo” e nella toccante poesia “Tramonto a Fossoli”.

I circa cinquemila deportati politici e razziali internati a Fossoli ebbero come tragiche destinazioni i campi di Auschwitz, Birkenau, Buchenwald, Mauthausen, Bergen-Belsen dove trovò la morte Anna Frank.

La seconda parte della visita si è svolta al Museo del deportato inaugurato nel 1953 e progettato dallo studio Bbpr in collaborazione con Lanzani e Guttuso. Sulle pareti delle tredici sale del Museo sono incise le frasi di condannati a morte della Resistenza Europea; parole semplici ma toccanti e commoventi rivolte principalmente ai propri cari.

In alcune sale, oltre, alle iscrizioni dei condannati a morte, vi sono anche meravigliosi graffiti di grandi artisti quali Guttuso, Longoni, Picasso. Di grande impatto emotivo l’ultima sala sulle cui pareti e sulle volte sono incisi i nomi dei circa 15000 cittadini italiani deportati nei lager.

Dopo una visita a Fossoli non si può non sentirsi diversi, sicuramente sorpresi se si pensa alle terribili degenerazioni a cui giunse l’animo umano di persone comuni trascinate da un’ideologia sbagliata e contorta, ma che seppe ottenere ampi consensi. Oggi può sembrare impossibile che determinate situazioni debbano ripetersi ma la certezza assoluta non esiste come afferma anche il grande poeta tedesco Brecht nella frase che appare sulla parete della sala di ingresso del Museo:

” E voi imparate che occorre vedere

e non guardare in aria; occorre agire

e non parlare . Questo mostro stava,

una volta, per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non

cantiamo vittoria troppo presto:

il grembo da cui nacque è ancor fecondo”

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