Piazza San Carlo a Torino. Foto di chensiyuan/CC BY SA 4.0/WikimediaCommons
Forse sarà proprio la vicenda di una ragazza ferrarese a fare da ‘causa pilota’ per i fatti avvenuti in piazza San Carlo a Torino quando, durante la finale di Champions League tra Real Madrid e Juventus del 3 giugno scorso, migliaia di persone sono rimaste ferite a causa del panico generato dall’esplosione di petardi e da un finto allarme terrorismo (ma le cause vere non sono ancora ben chiare).
Il suo legale – l’avvocato Gianni Ricciuti, che segue anche altre persone ferraresi coinvolte nel caos di piazza San Carlo – ha infatti avviato la procedura di mediazione davanti all’Adr Piemonte, presso la Camera di Commercio di Torino per chiedere i danni: la ragazza, 30 anni, è rimasta seriamente ferita durante il fuggi fuggi generale, riportando un taglio molto profondo alla coscia destra, causato dal conficcarsi di un pezzo di vetro nelle carni dopo che è caduta a terra e dopo essere stata schiacciata e calpestata da numerose persone che scappavano. Una ferita che le costò subito 18 punti di sutura, una prognosi di circa un mese e problemi ancora oggi, tanto che probabilmente dovrà essere sottoposta a degli interventi chirurgici per ripristinare la normale funzionalità dell’arto. Quei vetri erano probabilmente quelli delle bottiglie vendute dagli abusivi che in qualche modo avevano guadagnato l’accesso alla piazza.
Si tratta di una fase esplorativa, in cui all’udienza fissata per il 21 febbraio sono stati citati come responsabili il Comune di Torino – che tramite il sindaco Chiara Appendino aveva già risposto a una prima richiesta di danni, affermando di aspettare l’esito di eventuali procedimenti penali sulla vicenda -, l’ente Turismo Torino e Provincia che ha contribuito all’organizzazione dell’evento e la prefettura di Torino, perché, spiega l’avvocato “sono emerse delle voci sulla non sufficiente vigilanza dei varchi, ed è necessario verificare”.
“Confidiamo che qualcuno si presenti e che ci sia un accordo – osserva l’avvocato Ricciuti -, se no andremo comunque davanti al giudice civile e valuteremo eventualmente anche di costituirci parte civile nel processo penale. Confidiamo però di avere perlomeno un confronto”.
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