Eventi e cultura
24 Gennaio 2018
"Il canale di cuori" esce l'8 febbraio, purtroppo postumo dopo la recente scomparsa dell'autore

L’ultimo libro di Giuseppe Sgarbi

di Redazione | 3 min

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Ripensare il comunismo attraverso la cura

Ripensare la tradizione comunista partendo dall’esperienza di dieci anni di impegno di Gian Andrea Franchi e dell'associazione Linea d'Ombra con i migranti della "Rotta Balcanica". È quello che si propone di fare il libro "Per un comunismo della cura", scritto dallo stesso Franchi, che verrà presentato alla Biblioteca Popolare Giardino mercoledì 14 maggio alle ore 18

Dopo tre titoli coronati da un importante successo di pubblico e di critica, Giuseppe “Nino” Sgarbi, classe 1921, deceduto ieri a 97 anni, ritorna con un libro postumo: nella primavera del 2017 lo ritroviamo sulle sponde di quel Livenza dove, per tanti anni, è andato a pescare e dove a poco a poco il passato riemerge riportando storie, persone ed emozioni.

Accanto al vecchio signore prende vita il ricordo del fratello della moglie Rina, Bruno Cavallini, con cui Nino riallaccia il dialogo che si era dovuto interrompere, improvvisamente, più di trent’anni prima, come se il loro ragionare non si fosse mai fermato. Un dialogo intimo, intenso, fatto di ricordi e bilanci di una vita lunga quasi un secolo, in pagine che scorrono limpide, fresche e vivificanti come le acque del fiume tanto caro all’autore, regalando squarci inediti e sorprendenti di una vita che non c’è più, così come pochissimi l’hanno vissuta. E quasi nessuno l’ha mai raccontata.

Giuseppe “Nino” Sgarbi è nato narratore. Ha sempre amato leggere, inventare e raccontare storie: storie della campagna veneta nella quale è nato, il 15 gennaio 1921; storie della sua famiglia d’origine – papà Vittorio, imprenditore agricolo e grande seduttore, mamma Clementina, tra le ragazze più belle di tutto il bacino del Po, la giunonica e inflessibile nonna Angela, la pragmatica ed enigmatica zia Eliduina, le sorelle Angiolina, Lidia, Nelly; storie del mulino di Stienta, il primo alimentato a energia elettrica di tutto il Nordest; storie della grande Storia: la Seconda Guerra Mondiale – campagna di Grecia, 8 settembre, ritirata dei tedeschi, liberazione –, l’alluvione del Polesine del ’51 e la ricostruzione; storie di sé: l’incontro con Caterina “Rina” Cavallini, la “spaccatutto” conosciuta nei laboratori di chimica dell’Università di Ferrara, sposata pochi mesi dopo, all’insaputa di tutti; i figli Vittorio ed Elisabetta, la farmacia e la casa di Ro, cenacolo straordinario di intellettuali e artisti come Giorgio Bassani, Valerio Zurlini, Alberto Moravia, Umberto Eco, Federico Zeri, Pier Vittorio Tondelli.

Una vita talmente ricca e densa di avvenimenti e incontri importanti, che “Nino” non ha mai avuto il tempo di raccontarla. Solo pochi anni fa – novantatreenne – ha ceduto alle insistenze della figlia Elisabetta e ha cominciato a mettere nero su bianco le storie immaginate, create e vissute in quasi un secolo di vita.

Così, dopo cinquant’anni passati dietro al bancone della sua farmacia, l’uomo che era nato narratore ha potuto, finalmente, diventare ciò che era sempre stato: uno scrittore.Ed è così che, pagina dopo pagina, hanno preso forma i suoi romanzi: quattro in cinque anni, tutti editi da Skira. Lungo l’argine del tempo (2014, Premio Bancarella Opera Prima e Premio Internazionale Martoglio), Non chiedere cosa sarà il futuro (2015), Lei mi parla ancora (2016), la struggente, appassionata, elegia dedicata alla sua “Rina”, Premio Riviera delle Palme 2017.

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