Cronaca
19 Gennaio 2018
Aperto un fascicolo per omicidio colposo dopo il difficoltoso ricovero di un uomo di 64 anni prima a Cona e poi a Rovigo

Muore dopo un ricovero al Sant’Anna, indagati nove medici

di Daniele Oppo | 3 min

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Luigi Marangoni

Luigi Marangoni

Nove sanitari dell’ospedale Sant’Anna di Cona sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Rovigo per la morte di un uomo di 64 anni.

Il paziente – Luigi Marangoni, nativo di Ariano ma residente da tempo a Ferrara – che era costretto in sedia a rotelle, soffriva da anni di una grave forma di diabete e aveva vari problemi di salute, è deceduto il 3 gennaio scorso all’ospedale di Rovigo (ed è per questo che procede la procura veneta) dove si era volontariamente trasferito il 10 dicembre, dopo un lungo e difficile ricovero al Sant’Anna per curare una ferita al piede sinistro.

A sporgere denuncia è stata la compagna di Marangoni che, assistita dallo Studio 3A, società che ha sede a Mestre e si occupa di pratiche per il risarcimento del danno, ha fatto un esposto ai carabinieri di Ferrara. Titolare del procedimento – un atto dovuto allo stato degli atti – è il pm Sabrina Duò, che ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo a carico di nove sanitari del Sant’Anna, otto appartenenti al reparto di Nefrologia e un internista. La procura ha già nominato un consulente tecnico, il medico legale Silvano Zancaner, per effettuare l’autopsia sul corpo di Marangoni. L’incarico verrà assegnato il prossimo 22 gennaio.

Da quel che si apprende, Marangoni si era infortunato a un piede, forse a causa di un urto con una lampada, il 21 settembre scorso e venne medicato a domicilio su consiglio del medico curante. A Ferrara – secondo fonti ospedaliere contattate da Estense.com – già il 1° settembre gli venne diagnosticato un processo necrotico a un dito del piede con lesioni post traumatiche e gli venne data una cura antibiotica e programmato un controllo al sistema vascolare.

Il paziente però non migliorò, soffrendo anche di dolori al petto e venne ricoverato nel mese di ottobre e poi il 1° novembre, quando si recò al pronto soccorso con la gamba in necrosi, in una situazione generale già piuttosto compromessa dal punto di vista medico (oltre al diabete era in dialisi da alcuni anni e, sempre secondo fonti ospedaliere, era già stato colpito da un infarto).

Venne ricoverato a Cona e (ancora secondo fonti del Sant’Anna) la presa in carico del paziente fu complicata anche per via dei comportamenti non di difficile gestione della coppia. Vi rimase fino al 7 dicembre quando, nonostante il parere fortemente contrario dei medici, si dimise volontariamente al mattino per poi fare ritorno al pomeriggio, dopo che le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate.

Una seconda dimissione volontaria – ancora una volta sconsigliata dai medici – fu quella del 10 dicembre (secondo il comunicato stampa dello studio 3A è invece datata 9 dicembre), decisa dalla moglie per andare in cura all’ospedale di Rovigo.

Il motivo, secondo quanto riporta la società che segue la moglie, starebbe nel fatto che “durante la degenza i medici cambiano spesso la terapia e i medicinali, ma evidentemente trascurano l’infezione al piede, che pian piano ‘cammina’ e si sviluppa sempre più. L’effetto delle medicine sul paziente sono evidenti: il suo corpo comincia ad assumere sembianze disastrose, è bollente al tatto, presenta rossori diffusi in tutto il corpo che gli procurano anche un insopportabile prurito”.

A Rovigo gli venne effettuata l’amputazione del piede, ormai in cancrena, ma l’operazione non diede gli effetti sperati, portando Marangoni alla morte.

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