Lettere al Direttore
17 Agosto 2017

Carcere e lavoro rieducativo

di Redazione | 2 min

Estense.com ha pubblicato la notizia che alcuni Consiglieri Comunali si sono recati in visita al carcere cittadino. Leggo: “Una giornata di festa per il mondo esterno, ma di stasi dentro le mura di quello “che fa pensare ad una sorta di universo parallelo, di una città dentro la città – lo definisce la garante dei detenuti, d.ssa Carnevale – nel quale soprattutto durante il periodo estivo si vive l’interruzione di quelle attività che contribuiscono a mantenere un po’ di umanità anche nella situazione detentiva”.

Quale giornata di festa per il mondo esterno? Per chi ha la pensione sociale minima? Per chi nemmeno ce l’ha? Per chi ha perso il lavoro e grazie alla Fornero nemmeno può arrivare alla pensione?

Il titolo: “Spazi troppo pieni e tempi troppo vuoti”. Cosa significa tempi troppo vuoti? I detenuti non hanno modo di svolgere attività lavorativa all’interno del carcere? L’articolo spiega che i detenuti, 1/3 stranieri, risorse della società, fanno bricolage o corsi vari, dall’informatica al giardinaggio. Tutto qui? “L’art. 15 dell’ordinamento penitenziario, legge 26 luglio 1975 n. 354, individua il lavoro come uno degli elementi del trattamento rieducativo stabilendo che, salvo casi di impossibilità, al condannato e all’internato è assicurata un’occupazione lavorativa. E’ remunerato. Il compenso è calcolato in base alla quantità e qualità di lavoro prestato, in misura non inferiore ai 2/3 del trattamento economico previsto dai contratti collettivi nazionali. Sono riconosciute, inoltre, le medesime garanzie assicurative, contributive e previdenziali di quelle previste in un rapporto di lavoro subordinato (art.20, co. 2 ord. penit. art. 76 reg.min.Onu e art. 77 reg. penit. Eur.)”.

Il lavoro, oltre che rieducativo, dovrebbe, secondo me, avere anche lo scopo di risarcire, almeno in parte, la società per il danno procurato nel commettere l’atto illecito, in conseguenza del quale è stato privato della libertà. Questo solo in teoria, perchè cedendo massimo 1/3 del compenso previsto dai contratti collettivi, quando mai risarcirà davvero il danno? Ma questa è la legge. Trattamento comunque privilegiato, se si considerano le migliaia di cittadini liberi in cerca di lavoro, di esodati, disoccupati, assunti in nero, sfruttati, liberi cittadini tutelati certamente meno di un detenuto. Mi pare il paese dei balocchi.

Alcide Mosso

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