Eventi e cultura
22 Giugno 2017
"L'ultimo sognatore dell'Officina Ferrarese" si svela al Diamanti, nonostante il cantiere

Ferrara capofila nella ricerca sul Bononi

di Elisa Fornasini | 3 min

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Una figura misteriosa quanto affascinante. È quella di Carlo Bononi, maestro ferrarese della pittura del ‘600, protagonista assoluto della prossima mostra a palazzo dei Diamanti. “L’ultimo sognatore dell’Officina Ferrarese”, questo il titolo dell’esposizione in calendario dal 14 ottobre al 7 gennaio, potrà svelarsi in tutto il suo splendore nonostante i lavori di recupero in corso nel gioiello estense.

Il percorso museale sarà infatti allestito su dieci e non dodici sale. I visitatori, invece di attraversare il giardino per raggiungere gli ultimi due saloni, usciranno direttamente dal Diamanti. Un piccolo intoppo del cantiere che non intacca minimamente il progetto messo a punto da Fondazione Ferrara Arte sotto la supervisione dei curatori Giovanni Sassu (conservatore dei Musei d’Arte Antica) e Francesca Cappelletti (docente di Storia dell’Arte Moderna di Unife).

La mostra assolutamente inedita – è la prima monografica a lui dedicata – intende far scoprire al grande pubblico un artista misconosciuto che pone ancora tanti interrogativi tra gli stessi studiosi. Il primo dubbio riguarda la sua data di nascita: è stata stabilita nel 1569 ma ad alcuni specialisti non quadra con il suo periodo più profilico, tra il 16o4 e il 1632 (anno della morte).

Ma tutta la critica è concorde su un aspetto, la magnificenza del Bononi: un pittore dal disegno formidabile e dal colore vivace già apprezzato dal Guercino, che di fronte ai suoi quadri ha provato “lagrime di giubilo”. Non a caso il suo nome è stato accostato a quelli di Caravaggio e Zurbaran. Ma non ha avuto la stessa fama, anzi, per secoli Bononi, come l’intero Seicento ferrarese, è rimasto in ombra, offuscato dal ricordo della magica stagione rinascimentale degli Estensi.

“Investire sul Bononi è una scelta coraggiosa, non darà i grandi numeri di Ariosto, Matisse o Zurbaran ma è una mostra innovativa che recupera un pezzo della nostra storia – conferma il vicesindaco Massimo Maisto -. Non mi auguro un successo di pubblico ma l’apertura di uno spazio critico per fornire elementi per nuove ricerche, studi scientifici, dibattiti e, perché no, anche litigi. Un nuovo modo per vivere la città anche dal punto di vista turistico”.

Come tutti i progetti di ricerca, “questo non è un punto di arrivo ma di partenza – ribadisce Maria Luisa Pacelli, direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara – perché, nonostante le ultime scoperte, diversi aspetti della sua vita rimangono oscuri e meritano attenzione. Così come tutto il Seicento, un periodo dell’arte ferrarese meno conosciuto ma proprio per questo ricco di nuove possibilità”.

L’esposizione – che all’inizio doveva chiamarsi “Immagine e persuasione”, titolo poi modificato in corso di progettazione – offre quindi una revisione critica e ‘civica’, strutturata in sette momenti: inizi, primi successi fuori Ferrara, tra naturalismo e Barocco: lacrime di giubilo in Santa Maria in Vado, viaggio a Roma, misticismo del nudo, macrocosmo della pittura, splendore del sacro”. Tutti temi cari all’audace pennello del Bononi che con i suoi nudi maschili ha quasi sfidato la Controriforma. Senza scomodare la Chiesa, le sue tele rappresentano comunque dei piccoli tesori creati in tempi tragici di carestie e pestilenze. Come testimoniano le seducenti decorazioni custodite in Santa Maria in Vado.

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