Ezechiele Norberto Feher. Serbo. Sarebbe questo il vero nome di Igor Vaclavic ‘il russo’, l’uomo ricercato per l’omicidio di Valerio Verri, la guardia ecologica uccisa nel Mezzano sabato sera e di Davide Fabbri, il barista ucciso nel suo locale a Budrio, oltre che per il tentato omicidio dell’agente di polizia provinciale Marco Ravaglia.
A stanare la sua identità è – incredibilmente – il suo profilo Facebook, intestato a Ezechiele Norberto Feher, nativo di Subotica, Serbia settentrionale, a 10 km dal confine con l’Ungheria. Con quel nome sarebbe oggi indagato dalle procure di Bologna e Ferrara.
Il suo profilo Facebook sembra quello di tanti altri, indica tranquillamente la città natale e il viaggio in Spagna, a Valencia, città indicata come luogo di residenza. Già, la Spagna, la meta che Ivan Pajdek, Patrik Ruszo e Constantin Fiti – gli assassini di Pier Luigi Tartari, decisamente conoscenti di ‘Igor’-Ezechiele (almeno i primi due con cui fece tre rapine violente nell’estate 2015 nella periferia ferrarese) -, avevano individuato come luogo in cui andare a vivere tranquilli dopo l’ultimo colpo, come ha raccontato lo stesso Pajdek a processo.
Ezechiele indica almeno due familiari su Facebook e posta tranquillamente foto che lo ritraggono in tutta la sua ‘normalità’, in abito, sbarbato o con una parrucca e la barba. Lo ritraggono a Ferrara, anche in posa insieme ai cosplayer durante il Ferrara Comics. Il primo gennaio 2016, capodanno, scrive: “Auguri a tutto il mondo e che sia pace felicita e amore per tutti”, chissà cosa intendeva. Gioca anche con le applicazioni ludiche per smartphone Android, qualcosa la pubblica su Facebook, una di queste è Death Shooter: contract killer, killer a contratto.
C’è anche una foto significativa, accompagnata dal commento “con un vecchio amico”: Ezechiele-Igor insieme a don Antonio Bentivoglio, cappellano del carcere di Ferrara, da dove uscì nell’estate 2015 per buona condotta, prima di riprendere la sua attività criminale insieme a Pajdek e Ruszo.
E “Patrik Ruszo” sono le prime due parole che scrive nel suo diario su Facebook, 6 luglio 2015.
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