
L’entrata del Lobo Loco
“Non ho mai venduto alcolici a bambini di 12 e 13 anni. Non accetto di essere io il capro espiatorio di questa situazione”. È arrivata la reazione della titolare del Lobo Loco, la 29enne Maria Antonia, dopo la chiusura del locale e la denuncia alla procura per somministrazione di bevande alcoliche a minori e lesioni personali, per l’intossicazione di una 13enne che avrebbe assunto 18 ‘shottini’ finendo in ospedale.
Maria Antonia, finita nell’occhio del ciclone dopo la denuncia della madre della ragazzina e il blitz degli agenti della questura, ha sentito in questi giorni tutta la pressione esercitata anche dai media in merito all’episodio del 24 settembre scorso, e ha pensato quindi di dover fornire la propria versione dei fatti in quanto “trovo molte incongruenze da quello che hanno scritto i giornalie i media”. La titolare del Lobo Loco sostiene infatti sia “impossibile che una ragazzina di tredici anni, alla sua prima bevuta, riesca a bere 18 shottini di vodka, oltretutto in meno di un’ora, davanti ai miei occhi, senza che io me ne accorgessi e soprattutto senza dover chiedere l’intervento di un medico”.
Nel respingere fermamente le accuse “ingiustamente ricevute”, la giovane titolare fornisce una sua spiegazione di ciò che può essere avvenuto quella sera: “Il mio locale è frequentato abitualmente da maggiorenni tra cui studenti universitari, studenti Erasmus e lavoratori così come è risultato chiaramente dal blitz della polizia della sera di mercoledì 16 novembre. Negli ultimi mesi la via del Lobo Loco (via Borgo di Sotto, angolo via Paglia) è diventata ritrovo abituale di numerosi ragazzini che spesso e volentieri non sono miei clienti: infatti alla chiusura del locale mi capita frequentemente di raccogliere bottiglie vuote e lattine di alcolici non acquistati al Lobo Loco, ma altrove a bassissimo costo. L’unica colpa che posso aver avuto è quella di non aver chiesto, occasionalmente, la carta di identità a tutti i clienti che mi chiedevano alcolici; essendo nel locale da sola, senza dipendenti, qualche volta può essere capitato, nelle serate affollate, di non chiedere ad alcuni il documento di identità, fidandomi delle loro sembianze da sedicenni”.
Dunque nessun adescamento con gli ‘shot’ da 1 euro (“basta frequentare i locali del centro e notare che la maggior parte di essi offre il servizio degli ‘shot’ a 1 euro”) e nessuna vendita di ‘shottini’ a tredicenni o dodicenni, secondo quanto riferisce la titolare del locale: “Piuttosto – aggiunge – credo sia verosimile che i minorenni rimangano al di fuori del mio locale ad aspettare l’arrivo dell’amico maggiorenne con alcolico da consumare”.
Per la titolare del Lobo Loco, difesa dall’avvocato Filippo Sabbatani, sono aperti in realtà due procedimenti: “Oltre all’episodio del 24 settembre – spiega lo stesso legale – viene contestato anche l’episodio della sera di Halloween del 31 ottobre, dove altri tre minorenni di 14, 13 e 12 anni hanno denunciato di essersi ubriacati al Lobo Loco. La mia assistita non vede comunque l’ora di riaprire il locale al termine del provvedimento del questore, il 2 dicembre, per riprendere l’attività”.
Nel rifiutare di essere il capro espiatorio della situazione, Maria Antonia contrattacca sostenendo che la denuncia “forse dovrebbe essere rivolta verso un sistema educativo che preferisce usare la sottoscritta invece che assumersi la propria parte di responsabilità, perché un ragazzino che arriva a bere fino a quel livello forse non è stato sufficientemente informato sulla gravità delle conseguenze e mi dispiace lo abbia dovuto capirte sulla propria pelle”.
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