“Accanimento ingiustificato” verso un lavoratore della Direzione provinciale di Ferrara e “dispendio di energie e soldi pubblici che dovranno essere recuperati”. E’ per questo motivo che il sindacato Usb ha scritto alla Corte dei Conti e chiesto l’applicazione di una sanzione disciplinare “esemplare” nei confronti del direttore dell’Agenzia delle Entrate dell’Emilia Romagna.
La faccenda risale al 2009 quando il funzionario dell’Agenzia delle Entrate, addetto alla tassazione degli atti pubblici, avvisava i contribuenti che avevano sbagliato il versamento permettendogli di sanare prontamente l’errore con una integrazione, senza passare attraverso la burocratica e costosa procedura di contestazione e pagamento di sanzioni, interessi e spese di notifica a carico dei contribuenti. Questa procedura, in uso in molti uffici dell’Agenzia delle Entrate, “è il corretto atteggiamento sempre richiesto ai dipendenti – spiega Paolo Campioni dell’Usb regionale – e cioè quello di comportarsi come il “buon padre di famiglia” e non come ottusi burocrati”.
L’Agenzia invece di complimentarsi con il lavoratore lo punisce con due ore di sospensione del lavoro pari a circa 39 euro di sanzione. Il lavoratore impugna la sanzione e il primo grado, nel 2014, gli dà ragione e condanna l’Amministrazione a pagare una volta e mezza le spese processuali, quantificate in 5.000 euro, perché ha ignorato le richieste di parte di chiusura bonaria della sanzione.
La Direzione Regionale dell’Emilia Romagna decide di ricorrere in appello chiedendo addirittura aiuto all’Avvocatura di Stato. Il sindacato Usb chiede prima ufficialmente alla Direzione Regionale le ragioni di tale accanimento e poi, non ottenendo risposta, effettua un esposto alla Corte dei Conti di Bologna per spreco di denaro pubblico. Intanto i lavoratori della Direzione provinciale di Ferrara, il 23 giugno 2014, entrano in sciopero per un ora a sostegno del lavoratore e parte una colletta, in tutta Italia, per raccogliere fondi per pagare le spese processuali del lavoratore colpito dal comportamento dell’Agenzia delle Entrate.
Il 4 ottobre 2016 la Corte d’Appello di Bologna, nel secondo grado di giudizio, conferma l’annullamento della sanzione disciplinare e condanna ancora una volta l’Amministrazione al pagamento delle spese processuali.
In questi giorni, quindi, il sindacato Usb scrive ancora alla Corte dei Conti per avere notizia dell’esposto del 2014 e anche al direttore dell’Agenzia delle Entrate perché applichi una sanzione esemplare al Direttore dell’Agenzia delle Entrate dell’Emilia Romagna dell’epoca per farsi rimborsare le spese processuali “in modo che non siano alla fine i contribuenti a rimetterci in tutta questa assurda vicenda”.
Dopo l’iniziativa del sindacato arriva la pronta precisazione dello stesso direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate, Antonino Di Geronimo, che in una nota spiega come a suo modo di vedere non vi sia invece stato “accanimento” nei confronti del dipendente. “In primo luogo – precisa – segnalo che già nell’aprile del 2015 – quindi ben prima della fissazione del giudizio d’appello, dopo che il primo grado di giudizio si era concluso nel 2013 – la Direzione regionale dell’Emilia-Romagna aveva manifestato all’Avvocatura dello Stato la precisa volontà di chiudere la controversia, in considerazione del tempo trascorso, della entità dei fatti contestati e del superamento della criticità organizzativa all’origine dell’episodio contestato, che risaliva al 2009. Solo per motivi di ordine tecnico-procedimentale, non dipendenti dall’Agenzia delle Entrate, non è stato possibile perfezionare l’accordo tra le parti riguardo alla liquidazione delle spese processuali prima dell’udienza, fissata per lo scorso 4 ottobre. Il Giudice di secondo grado, infatti, non ha accettato la richiesta di rinvio e si è espresso accogliendo le ragioni del dipendente ma riducendo, rispetto alle richieste avanzate, di oltre 1.500 euro l’importo che deve essere corrisposto per le spese processuali. Concludo ricordando che in nessun caso vi è stato “accanimento” nei confronti del dipendente, nei confronti del quale è stata applicata una sanzione minima (39 euro), e che la volontà dell’Agenzia è stata unicamente quella di assicurare il comportamento uniforme e l’applicazione di regole omogenee da parte dei propri dipendenti”.
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