Goro
13 Settembre 2016
La torre in disuso riaprirà a iniziative turistiche, ricettive, ristorative o culturali

Faro di Goro, una luce in fondo al bando

di Redazione | 3 min

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Foto di Carlo Pelagalli

Foto di Carlo Pelagalli

di Silvia Franzoni

Goro. A circa tre chilometri dal centro abitato di Gorino Ferrarese, proprio in prossimità della foce del Po di Goro, si trova un fabbricato costituito da tre edifici e un cortile esterno: è il faro di Goro, che giace in balia del tempo. Ora un bando di gara, indetto dall’Agenzia del Demanio e da Difesa Spa (Ministero della Difesa), potrà restituirlo all’uso, sia esso turistico, ricettivo, ristorativo, o riferito a iniziative cultural-sociali.

Si aprirà infatti il 16 settembre la seconda edizione del bando che i Ministeri di Economia e Difesa hanno predisposto per la valorizzazione dei beni marittimi in disuso, come i fari ma anche le torri e gli edifici costieri; e il faro di Goro è tra i 20 edifici interessati su tutto il territorio nazionale, il primo in Emilia Romagna.

faro di goro 2È il successo del bando uscito ad ottobre 2015 ad aver convinto gli enti coinvolti ad indirne un secondo, “e ce ne sarà sicuramente un terzo”, assicurano. Ad inizio estate sono stati assegnati a investitori esteri e imprese locali 9 fari (su 11 proposti) e questo permetterà di risparmiare oltre 600.000 euro di gestione ordinaria e intervento straordinario; saranno 340.000 euro annui i canoni incassati dallo Stato, “sono 6 milioni di euro gli investimenti diretti di privati – evidenzia Roberto Reggi, direttore Agenzia del Demanio – e si stimano 20 milioni di ricaduta economica complessiva, si aggiungano poi le 109 nuove assunzioni che ne deriveranno”.

Una vera e propria “rivoluzione”, quale è quella descritta dal sottosegretario al Ministero della Difesa Gioacchino Alfano: “non eravamo abituati a prevedere una finalità non militare per quei beni inutilizzati, ma ora è chiaro che si tratta di sviluppare una ricchezza intrinseca”. La manovra si inserisce in una ratio di governo che vuole deviare il flusso turistico da poli saturi (Roma, Firenze, Venezia) verso i territori, valorizzandoli.

faro di goro 3La nuova idea di turismo come “industria strategica del Paese, capace di essere da traino nella crescita del 2016”, favorisce soprattutto il cosiddetto slow turism, quel turismo lento alla ricerca di luoghi e culture al quale tendono già diversi interventi legislativi; li chiarisce in diacronia il direttore generale dei Rapporti con il Parlamento, MiBact Daniele Ravenna: “l’introduzione del credito d’imposta Art Bonus, i finanziamenti alle ciclovie previsti nella Legge di Stabilità, il Piano Strategico del Turismo di prossima approvazione e la proposta di una legge quadro sulla mobilità dolce”. Ma sono molte le iniziative sul tavolo di discussione per portare a nuova vita anche le case cantoniere, le ferrovie storiche, i percorsi fluviali e quelli pedonali, con un obiettivo unico: “evitare il degrado di beni per lo più abbandonati”.

Il bando Valore Paese in questione è dunque uno strumento per la riqualificazione di contenitori culturali, “la trasformazione di un problema – evidenzia nel suo intervento Andrea Corsini, assessore al Turismo Regione Emilia Romagna – in un’opportunità: si parte dal simbolo di una comunità e se ne ricerca una valorizzazione non solo economica, ma sociale”. Ed è uno strumento nazionale, espressione di “politiche sempre più di qualità capaci di superare i confini amministrativi per la promozione di un turismo ampio e a vocazione internazionale”.

Così anche il faro di Goro, “simbolo di una commistione tra mondi ed ecosistemi” come lo descrive il sindaco di Goro Diego Viviani, si affaccia alla possibilità di una ristrutturazione, che è riqualificazione e ri-destinazione d’uso: si aspettano investitori, nazionali ed esteri, che sappiano riaccendere – simbolicamente – la sua luce.

Se il destino del faro si tinge a ragione di speranza, quello del Delta del Po deve ancora subordinarsi, ammonisce il presidente della Provincia di Ferrara Tiziano Tagliani, “alla ricerca di uno strumento di gestione interregionale, perché la sua identità prescinde da confini regionali e necessità di essere interpretato in un’ottica sinergica tra più Province”.

Intanto, a Goro, il faro aprirà le sue porte il 21 settembre in occasione dell’Open Lighthouse Days: “un’occasione per imprese, associazioni e singoli cittadini – concludono i relatori – per conoscere la struttura”.

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