Cona. Tenta il suicidio, salvata da un poliziotto
Solo il pronto intervento di un agente della polizia ha potuto evitare una tragedia ieri pomeriggio (19 settembre) all'ospedale di Cona quando una donna ha tentato il gesto estremo
Solo il pronto intervento di un agente della polizia ha potuto evitare una tragedia ieri pomeriggio (19 settembre) all'ospedale di Cona quando una donna ha tentato il gesto estremo
Ventitré anni di reclusione. Questa la condanna chiesta dalla Procura di Castrovillari nei confronti di Isabella Internò, unica imputata in Corte d’Assise a Cosenza, con l'accusa di omicidio volontario in concorso con ignoti, nel processo sulla morte di Denis Bergamini
"È vero che essere condannati dopo trentacinque anni può sembrare un atto ingiusto, ma è altrettanto vero che aspettare giustizia per trentacinque anni lo è sicuramente di più". È da poco finita la requisitoria dei magistrati della Procura di Castrovillari, quando Fabio Anselmo - affiancato da Donata Bergamini - esce dal tribunale di Cosenza e commenta la richiesta di condanna a ventitré anni per Isabella Internò
È iniziato ieri mattina (venerdì 20 settembre) il processo in Corte d'Appello alla mafia nigeriana, dopo che - il 7 giugno 2023 - il collegio del tribunale di Ferrara aveva - in primo grado - condannato i 17 imputati, affiliati al clan dei Vikings/Arobaga, a un totale di 230 anni di carcere
Acer Ferrara intende replicare con fermezza a quanto riportato circa lo stato dell’alloggio incendiato dalla famiglia in questione. Per prima cosa, l’alloggio non è di edilizia popolare, e quindi non è stato locato secondo i criteri della graduatoria di assegnazione Erp di Tresignana
Telefonava alle ignare vittime, perlopiù persone anziane, spacciandosi per avvocato. In maniera sbrigativa spiegava che il loro figlio aveva causato un incidente stradale e doveva pagare subito i danni, altrimenti sarebbe finito in carcere. A ritirare i soldi si sarebbe presentato di lì a poco un carabiniere. E in effetti a distanza di pochi minuti suonava alla porta del malcapitato “il carabiniere” (sempre lui) per farsi consegnare i soldi. Nel primo caso accertato dall’Arma, avvenuto lo scorso 10 dicembre 2015, la vittima, una vedova in pensione in preda alla paura, gli aveva consegnato 2000 euro in contanti e alcuni monili in oro.
Lo stesso copione si è ripetuto in provincia di Ferrara il 12 gennaio 2016. Anche in questo caso l’uomo avrebbe fatto leva sui sentimenti e sulla disperazione della vittima, anche qui una pensionata, assillata dal poco tempo a disposizione per rendersi conto che era una truffa. In quest’ultimo caso il bottino è stato di 900 euro.
Da allora i carabinieri di Ferrara, coordinati dal pm Giuseppe Tittaferrante, hanno raccolto le testimonianze, incrociato i dati e sviluppato tutti gli accertamenti necessari per riuscire ad ottenere l’emissione di una misura cautelare.
E così in un primo momento il falso carabiniere, Adriano Becchimanzi, pregiudicato di 36 anni di origini napoletane, è stato sottoposto all’obbligo di dimora in un comune esterno alla provincia estense. Successivamente, a seguito dell’appello della procura, il tribunale di Bologna ha applicato la misura della custodia cautelare in carcere.
Mancava solo di rintracciare l’uomo, di fatto irreperibile. Grazie alla collaborazione dell’Arma campana, e in particolare della stazione di Napoli Marianella, i militari dopo oltre 8 ore di appostamenti lo hanno arrestato ad Aversa, in provincia di Caserta.
Il 36enne si trova ora nel carcere di Poggioreale.
L’Arma lancia un appello ad altre eventuali vittime: se riconoscono l’uomo ritratto nella foto come autore di truffe o tentativi di truffa ai loro danni, possono contattare i carabinieri di Ferrara per comunicarlo agli inquirenti.
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