“Se sono rimasto fedele alla linea? Io non sono fedele a un cazzo”. Non è del tutto vero. È fedele alla sua immagine, alla sua band, al suo pubblico. Ma soprattutto alla sua musica. Che sembra sua anche quando non è sua. Giorgio Canali firma con i suoi Rossofuoco, il settimo album, il primo di sole cover. Talmente personalizzate e ‘rossofuocherizzate’ da sembrare inedite. Uniche come la sua figura di artista irriverente.
“Perle per porci”, questo l’emblematico nome del cd uscito oggi per Woodworm, è stato presentato in anteprima assoluta agli Indie Thursday, i giovedì indie organizzati da Officina Meca al circolo Arci Renfe. È san Patrizio, ma Canali alla birra preferisce il gin. D’altronde si sa, con i santi non va molto d’accordo. È la prima volta che un suo disco non contiene bestemmie o parolacce. D’altronde sono canzoni di altri, di cui si è appropriato, come ammesso dallo stesso cantautore ferrarese, “per invidia e per passione” perché avrebbe voluto scriverle lui.
Nell’album ci sono tredici “perle” che compongono una specie di antologia del suo “piccolo mondo musicale italofono”. Il big bang è scoppiato più di vent’anni fa. “L’idea di questo progetto è vecchia – racconta Canali -. Frequentando gente che fa musica, ti rendi conto che ci sono un sacco di pezzi belli che nessuno ascolterà mai. Ogni volta che sentivo un brano capace di emozionarmi, lo memorizzavo in testa sapendo che prima o poi sarebbe finito nel mio cd di cover che si sarebbe intitolato Perle per porci”.
Dentro ci sono quarant’anni della sua musica italiana preferita. Ci si imbatte in De Gregori e nella sua “Storie di ieri”, nella “F-104” di Finardi e nei “Lacrimogeni” di Le Luci della Centrale Elettrica. Ma in repertorio ci sono soprattutto nomi di nicchia come L’Upo, Mary In June, Luc Orient e Macromeo, o conosciuti nella scena new wave come i Frigidaire Tango. “In effetti è un cantautorato italiano piuttosto variegato” scherza Canali che definisce questo lavoro discografico come “un’operazione di ricerca, un esercizio di stile” per dare la giusta fama a chi se la merita.
Ad accompagnarlo in alcune canzoni sul palco c’è anche Angela Baraldi, è sua la canzone “Mi vuoi bene o no?” contenuta nel cd. Tra duetti e testate al microfono, la data zero del tour scorre veloce. Sembra quasi una serata di prova tra amici, inframmezzata dai pezzi forti di Canali: Mostri sotto il letto, Tutti gli uomini, Rossocome, Alealè, Ci sarà, Nuvole senza Messico e Precipito. Si vola tra le note come gli origami raffiguranti nella copertina dell’album. “Abbiamo immaginato una finestra chiusa ma aperta su uno scenario surreale – spiega l’artista -, dove volano degli origami a forma di Pegaso, un tributo a Blade Runner, un modo per lasciare una firma del proprio passaggio”.
Ma come mai iniziare questo percorso proprio dagli Indie Thursday? “Appena ho sentito che il progetto stava riprendendo piede ho subito deciso di partecipare – replica Canali -. Ormai è l’unico posto dove proporre musica underground a Ferrara da quando ha chiuso Zuni. Mi manca”. La stessa carica che metteva nell’ex circolo di via Ragno, però, l’ha messa nell’Arci di via Bologna.
Quando urla nel microfono trema pure il sangue nelle vene. Quando torna alla sua caratteristica voce cavernosa, il sangue riprende a scorrere. Dritto fino al cuore di tutto il suo pubblico, che definisce “marginale” come la sua musica, “così evito di avere davanti dei coglioni”. Servita su un piatto d’argento l’ultima domanda di rito, di come vive davvero la sua immagine di artista dissacrante. “Ho 58 anni, l’immagine che mi hanno appiccicato addosso non la cambio… ma sono molto peggio di così”.
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