Occhiobello
6 Marzo 2016
Lo scrittore friulano inaugura la rassegna letteraria di Occhiobello e incanta con un monologo di due ore sulla sua concezione della vita

Mauro Corona e la favola dell’uomo tra politica e religione

di Redazione | 4 min

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Mauro Corona

Mauro Corona

Un inizio con il botto per Parole d’autore 2016 il 4 marzo, al teatro don Gino Tosi di Santa Maria Maddalena. Il teatro si è rapidamente riempito, costringendo gli organizzatori a bloccare l’ingresso di altri cittadini, ben primo dell’arrivo di Mauro Corona. Lo scrittore friulano era l’ospite di questa prima serata della rassegna.

Fendendo la folla, poco dopo le nove, è salito sul palco e nel suo classico aspetto da montanaro, scarponi da montagna, giacca di velluto e bandana ha salutato il pubblico, ricevendo in cambio un caloroso applauso. Perché Mauro Corona è molto amato dalla gente e la serata lo ha dimostrato.

Era venuto per parlare del suo ultimo libro Favole in bianco e nero, la sua favola “cattiva” di Natale, come ha voluto dire in altre occasioni.

Quasi il seguito de Una lacrima color turchese, la sua precedente favola natalizia. Se la prima storia prende il via dalla scomparsa del bambin Gesù da tutti i presepi del mondo, in questo suo secondo lavoro i bambin Gesù in tutti i presepi del mondo sono addirittura due, uno bianco e uno nero. E tutti gli sforzi per eliminare il bambino nero dal presepe falliscono.

In realtà lo scrittore, scalatore e scultore del legno, ben poco parla nell’intera serata del suo lavoro letterario. O meglio, in un monologo di quasi due ore, lo ingloba nel suo modo, provocatorio e dolce nello stesso tempo, di concepire la vita, la sua idea di come è messo il mondo.

corona 2“Sinceramente non dovrei più fare di queste serate – dichiara sicuro – io non sono nessuno per dire cosa fare e cosa non fare, per dare consigli utili e saggi. Certo che questi incontri servono per poter vendere maggiormente i miei libri, se piaccio alle persone. Ma giusto sarebbe che tutti lasciassimo parlare i libri. Quindi ho deciso, nei rari incontri a cui partecipo, di essere un attore comico, di provare a interessare la gente facendola sorridere con l’ironia o con il paradosso”.

E di ironia e paradosso ne usa a piene mani Corona nel parlare di come oramai l’uomo ha come centro di interesse esclusivamente il denaro. “Un uomo oramai è valutato da quanti soldi possiede, questo è l’unico valore. Non dalle sue capacità di esprimere cultura e rapporti sociali. E io non credo sarà facile tornare indietro”. Utilizza decine di citazioni, di scrittori e filosofi nel suo discorrere. Perché Corona vorrà apparire naif, ma in realtà è un profondo conoscitore della letteratura e della filosofia.

Non ha paura di parlare di papa Francesco (“l’ho incontrato anche per dieci minuti, una volta”) e della Chiesa che ritiene nei suoi ranghi organizzativi corrotta e da cambiare: “Basterebbero una decina di collaboratori e papa Francesco per gestirla nel bene. Via tutti i preti pedofili e quelli che si sono arricchiti con il sacrificio dei credenti”. Lo scrittore parla di politica esprimendo la sua preoccupazione per quello che sta succedendo negli Stati Uniti con Donald Trump e affrontando anche il discorso sulla politica italiana. Parla d’ambiente e di come è stato mal gestito. Insomma, affronta tutti gli argomenti che stanno a cuore ai cittadini, non mancando di sferzare anche loro, “d’altro canto chi sono io per dire che non va bene? Se gli americani vogliono Trump, avranno Trump, se agli italiani vanno bene così le cose avranno dei motivi perché sia così.”

corona 3Parlando di famiglia ed educazione dice che sarebbe necessario il patentino per fare i genitori, forse avremmo una società migliore in futuro. “Perché i figli crescono con l’esempio dalla piccolissima età. Se un genitore, guardando un partita, dice “sporco negro” a Balotelli, si avranno buone possibilità che quel bambino possa crescere razzista con l’odio verso i neri”. Parafrasando una canzone di De Gregori si dice convinto che “la guerra siamo noi” e che prima di tutto spetta a noi superare il rifiuto del diverso. “Non esiste diverso al mondo e quelli che alzano anacronistici muri o sparano ai barconi dovranno arrendersi a un movimento di persone che proseguirà per almeno venti anni. Non si possono combattere i cambiamenti umani così importanti in questi beceri modi, ma è necessario un grande atto di consapevolezza e di amore”.

E il suo libro Favola in bianco e nero? In realtà chi volesse leggerlo si accorgerebbe che nella favola ci sono tutti questi argomenti, anzi nel libro ci sono ancor di più nomi e cognomi. Corona non è mai uscito dal tema della favola, ma con consumata maestria, camuffata da semplicità, è riuscito a coinvolgere per due ore il pubblico, che alla fine si mette in fila per l’autografo del libro.

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