6 Ottobre 2015
Per la prima volta al mondo presentati cinque esoscheletri, indossati da vittime di lesioni

La riabilitazione grazie ai robot

di Redazione | 2 min

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Per la prima volta al mondo sono stati riuniti cinque esoscheletri, che sono stati messi a confronto in termini di indossabilità, facilità di utilizzo e funzionalità. Ad indossarli direttamente i pazienti vittime di lesioni: Steve, 22enne che a 17 anni è caduto in bicicletta, Micheal, 44enne carpentiere rovinato a terra da un’impalcatura, e Daile, militare a cui hanno sparato durante una missione.

Due di queste macchine sono state presentate per la prima volta in Italia. Una di loro è stata pensata per essere prodotta a basso costo, finalizzata a essere fornita ai pazienti come ortesi facilitante il cammino in esiti di lesioni midollari e cerebrali.

Tutto questo a Ferrara, in occasione del 43° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer). La sessione speciale dei lavori sui progressi dell’assistenza robotizzata al movimento in ambito neuroriabilitativo è stata coordinata dal presidente del Congresso, il professor Nino Basaglia.

Nel contesto delle nuove tecniche e dei nuovi approcci alla riabilitazione delle lesioni riferibile al sistema nervoso centrale sono entrati dei dispositivi esoscheletrici indossabili (simili a una sorta di pantaloni bionici). Queste macchine sono studiate per due scopi principali: come strumento terapeutico per favorire l’apprendimento e il recupero del cammino. Questa tipologia in particolare si pone l’obiettivo di guidare i meccanismi plastici o adattativi del cervello dopo lesioni cerebrali. Tali meccanismi di cascata di eventi biologici, dopo un danno riferibile al sistema nervoso centrale, sono uno dei temi trattati durante il Congresso Simfer, dove si è approfondito come guidarli attraverso nuovi approcci farmaceutici, sempre affiancati a dispositivi riabilitativi. In secondo luogo come ortesi o ausili per raggiungere un cammino funzionale in alcune principali attività di vita.

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