
Bobby Solo e Silvia Zaniboni a Puedes Summer Night
di Anja Rossi
Ieri sera, nel sottomura affollato del Puedes festival, Bobby Solo ha portato sul palco la sua musica e la sua energia, insieme alla sua giovane chitarrista ferrarese Silvia Zaniboni. L’abbiamo incontrato prima del concerto per sapere come è nata questa loro collaborazione.
Bobby Solo, cosa la porta a Ferrara?
“La mia chitarrista, Silvia Zaniboni. È una bomba. È la chitarrista, o meglio, è il musicista che ho sempre sognato. Incontrarla mi ha ridato la gioia di suonare, è stata un miracolo. E stasera suoniamo insieme qui nella sua città”.
Come vi siete conosciuti?
“Ero da Red Ronnie e da un camerino ho sentito suonare una scala di chitarra, senza amplificazione. ‘Chi è che suona così bene il blues?’ mi domando. Subito, curioso, mi infilo per vedere e mi trovo davanti questa ragazzina di vent’anni. ‘Ma sei tu che stai suonando?’ le chiedo stupito. Era lei, ed era una bomba come suonava. Da allora, mi diverto ogni sera sempre di più con lei sul palco. Suoniamo insieme già da un anno, ma il tempo è volato. Mi piace perché non suona per sé, come fanno purtroppo tanti musicisti, ma interagisce e si creano fantastici incastri”.
Le sta insegnando un po’ di storia della musica?
“Certo, ma è solo perché è lei che vuole imparare, è una spugna, assorbe moltissimo e da molti generi musicali diversi, musicalmente sta crescendo a vista d’occhio. Le sto passando un po’ alla volta la mia collezione di dvd di musica, per studiarseli e per sperimentare poi sul palco. Lei assorbe tutto, non è calcificata come certi suoi colleghi più adulti, che ormai si sono inseriti in un genere e o fanno il country o fanno il blues, o fanno l’heavy metal o fanno il fusion. Lei sta acquisendo un bagaglio che le servirà ed è brava nell’assorbire il più possibile”.
È già stato a Ferrara a suonare?
“L’ultima volta 52 anni fa. Ricordo che dall’automobile vedevo solo la stella della Mercedes in cui eravamo, il resto era tutto coperto dalla nebbia. Ero spaventatissimo, non si vedevano nemmeno le strisce della strada. Allora non esistevano le discoteche, ma si suonava nelle balere e nei dancing. L’Emilia Romagna è una terra che amo perché è la terra del liscio, in cui i musicisti sanno suonare davvero tutto e bene. Anche Ferrara sto scoprendo che è una terra piena di grandi musicisti, spesso molto giovani”.
E adesso cosa ha in mente?
“Suonare e fare dischi che mi piacciono. ‘La lacrima’ mi ha dato da vivere per cinquant’anni, e di questo sono profondamente grato. Ma ora voglio andare in studio di registrazione e incidere le cose che più mi piacciono: fare il rock, il rock coi suoi ritmi e i suoi suoni, insieme ai miei musicisti e alla mia chitarrista di Ferrara”.
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