Cronaca
26 Giugno 2015
La Comunità Papa Giovanni XXIII: "Solo una decina le ragazze in zona Gad. Problema da affrontare con una task force provinciale"

“Ordinanza anti-lucciole? La vera emergenza è in via Bologna”

di Redazione | 2 min

prostitute“L’ordinanza del sindaco interviene in maniera giusta nella zona della stazione, disincentivando il fenomeno. Ma riguarda appena una decina di donne, ed andrebbe estesa alle zone della città dove l’emergenza è reale”. Non tardano le prime reazioni alla presentazione delle due nuove ordinanze della giunta comunale in materia di ordine pubblico, mirate a contrastare il consumo di alcolici e la frequentazione di prostitute. A prendere parola in questo caso è Irene Ciambezi, referente ferrarese della Comunità Papa Giovanni XXIII, che pur approvando l’idea di multare i clienti delle lucciole sottolinea come il fenomeno della prostituzione, a Ferrara, veda i picchi più preoccupanti assai lontano dalla zona Gad su cui si concentra l’ordinanza.

“Nel quartiere di via Bologna – spiega la Ciambezi – si alternano una quarantina di donne. In totale sono un centinaio i contatti con le donne, per lo più albanesi e rumene, che qui ogni mese vengono costrette a prostituirsi. Il problema va affrontato con una taskforce provinciale di forze dell’ordine con personale femminile adeguatamente formato, e scoraggiando la domanda, anche multando i clienti, come sostenuto dalle direttive europee”.

L’associazione fondata da Don Oreste Benzi è presente con due unità di strada che operano a Ferrara e a Comacchio, mentre una trentina di volontari compiono monitoraggi mensili e ogni quindici giorni avvicinano le donne per proporre loro di abbandonare la strada. E negli ultimi tempi i risultati non sono mancati: cinque donne hanno concluso l’anno scorso, con la stipula di un contratto di lavoro regolare, il programma di reinserimento della società. In provincia alcune donne sono state segnalate a prostituirsi minorenni o in stato di gravidanza. E due donne nigeriane che si prostituivano a Ferrara sono stata accolte dalla comunità dopo la segnalazione per problemi psichiatrici. “Quella delle donne prostituite non è solo un’emergenza da affrontare a livello sanitario o di sicurezza – commenta la referente della comunità -. Le donne che incontriamo ci chiedono di tornare libere, di avere un lavoro vero e di ritrovare la dignità perduta”.

 

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