Jolanda
13 Marzo 2015
Costantino: "C'è un motivo se si chiama mandato di fiducia"

Caso Mazzoni, l’avvocato rinuncia all’incarico

di Ruggero Veronese | 3 min

raffaele mazzoniJolanda di Savoia. Si è presentata all’inizio dell’udienza per formalizzare davanti al giudice Landolfi la remissione dal proprio incarico di avvocato difensore, prima di lasciare il posto al nuovo legale che prenderà il suo posto. Si chiude così il rapporto tra Raffaele Mazzoni e l’avvocato Irene Costantino, la figura che fin dal fin dal principio della delicata vicenda giudiziaria dell’ex broker di Banca Mediolanum – iniziata con la sua improvvisa scomparsa (o meglio fuga) da Jolanda di Savoia – ha rappresentato l’unico vero canale di comunicazione tra Mazzoni e il mondo esterno.

Nulla infatti si conosce sull’attuale posizione dell’ex mediatore finanziario, imputato per truffa aggravata per aver fatto sparire 11,5 milioni di euro dei risparmi dei propri clienti. Così come nulla si conosce riguardo le sue condizioni fisiche e psicologiche o su una sua eventuale apparizione in pubblico: Mazzoni fino a questo momento aveva incontrato solo gli inquirenti durante gli interrogatori di garanzia, evitando di presenziare alle udienze del processo. Dalle parole della Costantino sembra che i dissapori con il suo ormai ex cliente non siano di natura economica, ma legati piuttosto a una differenza di vedute complessiva: “Diciamo che si tratta di dissapori di vario genere – afferma l’avvocato -, ma questa ora è un’esperienza è finita. Al di là delle questioni economiche, che possono stare in secondo piano, c’è un motivo se il rapporto con il legale si chiama mandato di fiducia: se manca questa è difficile lavorare”.

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L’avvocato Irene Costantino ha rinunciato al mandato in difesa di Mazzoni

A essersi incrinato è quindi proprio il rapporto personale tra Mazzoni e la Costantino, anche se l’avvocato preferisce non entrare ulteriormente nel merito. Al suo posto si presenta il nuovo legale dell’ex broker, Maurizio Vergata, che afferma di aver ricevuto l’incarico solo giovedì pomeriggio (12 marzo) e prende prudentemente tempo: “Conosco ancora poco di tutta la vicenda, devo valutare quale sarà la migliore linea difensiva”. Nel frattempo comincia l’udienza che vede comparire sul banco dei testimoni altri ex clienti del broker. In questo caso a parlare è una coppia di anziani residenti a Jolanda di Savoia, che affermano di aver perso circa 105mila euro a causa degli investimenti – veri o presunti – affidati a Mazzoni.

Un racconto simile alle decine di altre testimonianze che in queste settimane si ripetono in tribunale: storie di persone che conoscevano il broker da anni, senza alcuna formazione o cultura per quanto riguarda il mondo della finanza, e che nel corso degli anni hanno affidato al ‘fidato’ compaesano milioni di lire o decine di migliaia di euro senza conoscere nulla dei titoli che andavano a sottoscrivere. E che per ignoranza ed eccesso di fiducia si sono ritrovate a consegnare a Mazzoni cifre in contanti e assegni in bianco che in realtà non sono mai passati attraverso Banca Mediolanum, ma sono serviti al broker – secondo gli inquirenti – per nascondere le perdite di altre operazioni e sottoscrivere nuovi e sempre più rischiosi investimenti.

I due coniugi spiegano in aula qual’era il ‘modus operandi’ del mediatore finanziario. A partire da quel primo investimento fruttuoso con cui si guadagnò completamente la loro fiducia. Nel 1999 infatti Mazzoni – figlio di una vecchia collega della testimone – propone la prima operazione ai coniugi e nel giro di due anni ottiene 58 milioni di lire dai 50 di partenza. Chiede quindi ai due di reinvestire il guadagno e di fare “cifra tonda” portando la somma a 60 milioni, ma da quel momento i due non riceveranno più alcun guadagno. Anzi: la coppia conferma l’abitudine del broker di “stracciare i titoli arrivati a scadenza” e di aver incassato in più occasioni assegni in bianco, con la promessa di apportarci il timbro di Banca Mediolanum. Assegni che in realtà, secondo il pm Nicola Proto, venivano consegnati direttamente ad altri risparmiatori, spacciando il tutto come rendite su altri investimenti. Fino a quando la piramide di scuse e bugie non è definitivamente crollata, spingendo Mazzoni a sparire dalla circolazione. Ma questo, ovviamente, è ancora tutto da provare.

 

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