Farà tappa anche al Centro Pandurera di Cento, venerdì 6 febbraio alle ore 21, “Magazzino 18”, il tour teatrale di Simone Cristicchi sulla dolorosa e scarsamente frequentata pagina della nostra storia sul tema dell’esodo popolare istriano del secondo dopoguerra.
Lo spettacolo, in esclusiva a Cento come unica data della provincia di Ferrara, richiama un “luogo della memoria” particolarmente toccante che si trova nel Porto Vecchio di Trieste. Una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del nostro Novecento, testimoniata da piccoli, umili ricordi che appartengono alla quotidianità: una sedia, accatastata assieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”.
Punteggiato da canzoni e musiche inedite di Simone Cristicchi – rigorosamente eseguite dal vivo – coadiuvato nella scrittura da Jan Bernas e diretto dalla mano esperta di Antonio Calenda, Cristicchi partirà proprio dagli oggetti privati, ancora conservati nel “magazzino 18”, per riportare alla luce ogni vita che vi si nasconde: la narrerà schiettamente e passerà dall’una all’altra cambiando registri vocali, costumi, atmosfere musicali, in una koinée di linguaggi che trasfigura il reportage storico in una forma nuova, che forse si può definire “Musical-Civile”.
Montagne di sedie aggrovigliate come ragni di legno. Legioni di armadi desolatamente vuoti. Letti di sogni infranti. E poi lettere, fotografie, pagelle, diari, reti da pesca, pianoforti muti, martelli ammucchiati su scaffalature imbarcate dall’umidità. Questi e innumerevoli altri oggetti d’uso quotidiano riposano nel Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste.
Oltre sessant’anni fa tutte queste masserizie furono consegnate al Servizio Esodo dai legittimi proprietari, gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, un attimo prima di trasformarsi in esuli: circa trecentocinquantamila persone costrette a evacuare le loro case e abbandonare un’intera regione in seguito al Trattato di pace del 10 febbraio 1947, che consegnò alla Jugoslavia di Tito quel pezzo d’Italia da sempre conteso che abbraccia il mare da Capodistria a Pola. Di questa immensa tragedia quasi nessuno sa nulla. Delle foibe, delle esecuzioni sommarie che non risparmiarono donne, bambini e sacerdoti, della vita nei campi profughi e del dolore profondissimo per lo sradicamento e la cancellazione della propria identità pochissimi hanno trovato il coraggio di parlare nei decenni che seguirono. Eppure è storia recente, a portata di mano e soprattutto abbondantemente documentata: basta aprire le porte del Magazzino 18. Porte che Simone Cristicchi ha spalancato.
Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante. Racconta di una pagina dolorosissima della storia d’Italia, di una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del nostro Novecento. Ed è ancor più straziante perché affida questa “memoria” non a un imponente monumento o a una documentazione impressionante, ma a tante piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità.
Una sedia, accatastata assieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. Simile la catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi… Oggetti comuni che accompagnano lo scorrere di tante vite: uno scorrere improvvisamente interrotto dalla Storia, dall’esodo.
Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e quasi 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni – di lasciare le loro terre natali destinate ad essere jugoslave e proseguire la loro esistenza in Italia. Non è facile riuscire davvero a immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le loro poche cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro difficoltà, povertà, insicurezza, e spesso sospetto. Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale e quanta sofferenza intere famiglie impacchettarono le loro cose, lasciandosi alle spalle case, città, radici. Davanti a loro difficoltà, paura, insicurezza e tanta nostalgia, come quella che pervade lo spettacolo di Simone Cristicchi.
Un testo teatrale scritto dal cantautore romano e Jan Bernas per raccontare una storia che non è facile raccontare. Una messa in scena che intreccia sensibilità, documentazione storica e poesia dando vita ad un “musical civile”, per non dimenticare.
Scritto da Simone Cristicchi con Jan Bernas e diretto da Antonio Calenda, Magazzino 18 è stato accolto con clamoroso successo a Trieste ed ha ripetuto lo steso esito in tutte le piazze della tournée finora toccate. Lo spettacolo è Coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Promo Music ed organizzato da ArTè Stabile d’Innovazione, Comune di Orvieto e Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Biglietti: da 8 a 18 euro.
Alle 18.30 Simone Cristicchi incontrerà il pubblico per una piacevole conversazione volta ad approfondire curiosità e notizie sullo spettacolo. L’incontro con l’artista è ad ingresso libero.
Per informazioni: biglietteria “Fondazione Teatro G. Borgatti” presso Centro Polifunzionale Pandurera via XXV Aprile 11 44042 Cento (Fe) da martedi’ a venerdì ore 9 – 13 e 16 – 19, sabato ore 9 – 13. Nella giornata del concerto, nel luogo dove si svolge il concerto, dalle ore 16. Tel.051.6843295 – biglietteria@fondazioneteatroborgatti.it
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