Cronaca
5 Giugno 2014
Il pm sostiene l'ipotesi di associazione a delinquere, ma le pene saranno inferiori a quanto richiesto

Condanne fino a sette anni per la Banda del Molino

di Ruggero Veronese | 3 min

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foto5-420x3151Si chiude con condanne minori rispetto alle aspettative il processo di primo grado alla “Banda del Molino”, il gruppo che dal febbraio all’agosto del 2012 ha messo a segno numerose rapine e furti in abitazione nella provincia estense, oltre a dedicarsi al traffico di hashish e cocaina con il quale moltiplicavano i proventi dei loro crimini. Quattro condanne e una assoluzione che giungono dopo una durissima requisitoria durante la quale la pm Ombretta Volta, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto condanne fino a 7 anni di reclusione puntando soprattutto sul capo di accusa dell’associazione a delinquere.

Richieste accolte dal tribunale solo nel caso del 19enne Pasquale Comparone, al quale le indagini del nucleo operativo dei carabinieri di Ferrara avevano attribuito 11 reati contro il patrimonio, tra rapine e furti in abitazione. Esce invece dal processo con una completa assoluzione Valentina Pescara, imputata per alcuni episodi di spaccio di cocaina nella provincia estense. Sostanzialmente dimezzate rispetto alle richieste del pm le condanne per gli altri tre imputati: Manuel Pironti viene condannato a tre anni di reclusione, Sara Luciani a due anni e tre mesi  e Giovanni Di Masi a un anno e otto mesi, dopo che per tutti loro il pm aveva richiesto pene di sei anni. Il processo aveva già visto altre quattro condanne in patteggiamento per Nicolò Ottaviano, secondo i carabinieri il ‘capobanda’ (“il soggetto dal maggior carisma criminale”, affermò il colonnello Labianco all’indomani dell’arresto), Willliam Librizzi, Massimiliano Orlandini e Ruggero Josh. Un processo parallelo viene condotto anche presso il tribunale di Ravenna, provincia dove gli imputati si procuravano le sostanze stupefacenti da vendere e dove sono contestati loro gran parte dei reati legati al commercio di droga.

La storia della banda comincia lontano dalla provincia ferrarese e per l’esattezza ad Alessandria, dove nel marzo 2012 viene ricettata una Renault Clio rubata. Un mezzo che ricomparirà poche settimane dopo per le strade ferraresi, nelle ore notturne, come mezzo impiegato dalla banda per effettuare i furti senza lasciare indizi personali. Dal quel momento il gruppo compie una serie di rapine in almeno dieci abitazioni, spostandosi tra Migliaro, Lagosanto, Migliarino e Ostellato. La banda non ha timore a usare modi violenti e, quando vengono scoperti, a minacciare i proprietari delle abitazioni con armi da fuoco (vere o contraffatte) e storditori elettronici (taser). A guidarli è Ottaviano, nato in Belgio, che si trasferisce a Portomaggiore quando si rende conto delle “potenzialità” della zona, e in breve tempo recluta altri soggetti. Come il venticinquenne Manuel Pironti e il ventiseienne brasiliano William Librizzi, entrambi con precedenti e residenti ad Alessandria, che si uniranno a Ottaviano con la prospettiva di compiere attività illegali in zone dove non sono noti alle forze dell’ordine. È anche per questa operazione di reclutamento che la pm Volta sostiene durante la requisitoria l’accusa dell’associazione a delinquere: il componenti del gruppo non collaboravano occasionalmente e non davano una data di scadenza ai loro propositi di compiere ‘lavoretti’ per la provincia, oltre a essersi dotati di una base logistica che condividevano liberamente e in cui progettavano le proprie operazioni.

Si costituisce così una banda che vede come elementi di spicco anche due ferraresi: la ventiduenne portuense Sara Luciani, considerata la basista del gruppo (addetta alla pianificazione e alla ricerca degli anziani da rapinare) e il diciannovenne Pasquale Comparone. Questi cinque personaggi rappresenterebbero il vero nucleo operativo della banda e nei mesi successivi si rendono protagonisti di episodi di furto, rapina, ricettazione e spaccio. L’Operazione Molino andava avanti da tempo, e durante le indagini i carabinieri sono riusciti a sventare alcuni dei furti già pianificati e ad arrestare alcuni dei componenti della banda. Come William Librizzi, in carcere dopo che il 28 giugno 2012 venne stato fermato dagli agenti mentre trasportava nell’auto tre panetti di hashish (260 grammi in totale), un taser, attrezzi da scasso, passamontagna e due pistole ad aria compressa.

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