Cronaca
27 Gennaio 2014
Finirono in carcere per un mese. Anche la Corte d’Appello conferma l’innocenza di tre ragazzi bresciani

Accusati ingiustamente di stupro di gruppo da una 16enne, ora l’indennizzo

di Marco Zavagli | 4 min

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adminDopo l’assoluzione dell’8 luglio del 2010 da parte del tribunale di Ferrara, ora anche la Corte di Appello di Bologna ha dato ragione ai tre giovani bresciani accusati ingiustamente nel 2008 da una minorenne.

Violenza sessuale di gruppo era l’accusa piombata addosso ai tre poco più che ventenni, finiti in manette in seguito alla denuncia di una loro amica di 16 anni. Secondo quanto riferito ai carabinieri dalla minore, durante il ponte feriale del 25 aprile del 2008, lei, il suo fidanzato di allora e i tre amici, di 22 anni, si trovavano ai lidi ferraresi per un breve fine settimana. Lo sballo della Riviera li portò in un appartamento dove soggiornarono tutti insieme per il ponte del 25 aprile.

I tre l’avrebbero bloccata e poi, a turno, abusato di lei una notte, dopo una serata passata in discoteca terminata in un appartamento in affitto al Lido delle Nazioni, mentre il fidanzato dormiva nell’altra stanza. La mattina dopo la violenza si sarebbe ripetuta da parte questa volta di due dei tre. Il fidanzato, che dormiva profondamente non si accorse di nulla; anzi era uscito con uno dei presunti aguzzini senza sapere che gli altri due – sempre secondo la ragazza – tornarono a infierire sulla fidanzatina.

La ragazza si tenne tutto dentro fino al luglio successivo quando, secondo la sua ricostruzione, confida quanto accaduto al fidanzato. Lui, sconvolto, avvisa la famiglia di lei. I genitori la convincono a raccontare tutto ai carabinieri. Dalla caserma bresciana la denuncia viene trasferita per competenza a Ferrara. Gli allora 22enni subirono un mese di custodia cautelare in carcere per essere poi rilasciati su provvedimento del tribunale del riesame di Bologna per mancanza di gravi indizi. Ordinanza confermata dalla Corte di Cassazione dalla Corte di Cassazione.

Nel prosieguo delle indagini si scopre che la minore, nonostante quanto accaduto, continuava a frequentare, apparentemente senza problemi, la compagnia dei tre. Il processo per rito abbreviato termina con l’assoluzione: la ragazza era consenziente e il fatto non sussiste.

La procura non appella la sentenza, che diventa definitiva. La parte civile, ragazza e madre, la impugnano invece per gli effetti civili, ai fini del risarcimento del danno. Lo scorso 23 gennaio scorso si è discussa la coda della vicenda, che la Corte di Appello di Bologna, Sezione Terza, ha respinto. E ora i tre giovani sperano che questo calvario sia davvero finito e hanno dato mandato ai propri legali, gli avvocati Claudio Maruzzi del foro di Ferrara e Andea Frigo di Brescia, di adire alla Cassazione per l’indennizzo per la ingiusta detenzione subita.

“L’impianto accusatorio non poteva reggere – commentano gli avvocati -, presentando la vicenda fin da subito fortissime ambiguità, a causa in particolare delle contraddizioni e dell’illogicità del racconto della persona offesa, oltre che dell’anomalia del comportamento della stessa, anche per il fatto che la denuncia, che fu presentata solo tre mesi dopo i fatti, dopo che la ragazza aveva continuato tranquillamente a frequentare i tre ragazzi, nella compagnia comune, come se nulla fosse avvenuto. Ciò era emerso fin dalle prime indagini e avrebbe dovuto imporre, contrariamente a quanto avvenuto, come più volte a suo tempo segnalato dai difensori, la massima cautela nell’uso della custodia cautelare e prudenza nell’esposizione mediatica del caso, circostanze che produssero un profondo trauma nei ragazzi e nelle loro famiglie. Ragazzi ventenni, con regolare attività lavorativa, di buona famiglia, che scontarono 27 giorni di carcerazione preventiva, del tutto ingiustamente”.

Per l’ingiusta detenzione subita, lo stesso giorno, la Corte di Cassazione, Sezione Terza penale, ha accolto il ricorso che l’avvocato Maruzzi ha presentato a nome dei tre ragazzi, annullando, su conforme parere della procura generale della Cassazione la decisione della Corte di Appello di Bologna che aveva respinto la richiesta di indennizzo “assumendo che i tre con il loro comportamento colposo avevano dato causa al provvedimento del gip di Ferrara: nessuna colpa attribuibile ai ragazzi se altro gip male interpretò alcune telefonate intercettate dopo i fatti. Ora la palla ritorna alla Corte di Appello per la determinazione dell’indennizzo”.

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