Avevamo lasciato la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara alle prese con l’approvazione del suo bilancio in rosso (meno 366mila euro – appianati con le riserve) e le critiche al presidente Puglioli. Le più feroci arrivarono in sede di riunione dell’organo di indirizzo, all’interno del quale Massimo Zanorato, segretario della Uil in rappresentanza del mondo sindacale, votò contro il Documento Programmatico Previsionale per l’esercizio 2014.
E ora Zanirato rincara la dose, alla luce del fatto che “per la prima volta nella storia una fondazione mette in cassa integrazione i dipendenti”. Eppure i vertici hanno stretto la cinghia. Nel documento presentato da Puglioli si legge come “in un frangente che esige politiche di rigore e di massimo contenimento dei costi, le spese di gestione sono state oggetto di una analisi certosina per individuare ogni ulteriore possibilità di migliorare il rapporto utili/income”.
Rimangono però alcune spese che fanno drizzare le orecchie. Spese, rubricate come “altri oneri”, che comprendono in totale 114mila euro. I dati più lampanti sono quelli di 25mila euro per le spese energetiche, 12mila per quelle postali e telefoniche, e 10mila per le pulizie. “Io nella sede della Uil di Ferrara – confronta Zanirato – spendo 3500 euro l’anno per pulire locali che hanno il doppio di metratura”. Poi la voce “altri oneri” chiude con una postilla: “si evidenzia il risultato di un significativo contenimento delle singole voci di spesa, frutto di una puntuale programmazione dell’attività per l’esercizio 2014”.
Viene poi il capitolo riguardante l’azzeramento di tutti i compensi del cda, per un risparmio di oltre 100mila euro. Va detto che già nel 2012, a seguito della delibera 15/12/2011, gli otto consiglieri e i tre revisori dei conti si erano ridotti i compensi dell’80 percento. Dopo la cura dimagrante i ruoli apicali potevano comunque godere di qualcosa come 115mila euro a fine anno. L’anno prima invece l’ente spese oltre 900mila euro per “oneri di consulenza e finanziari per la tutela della propria partecipazione”: era l’anno dell’aumento di capitale della Cassa al quale la Fondazione non partecipò.
Ma nonostante le cicale si siano trasformate in formiche, qualcosa ancora non torna. “La copertura degli stipendi delle quattro dipendenti”, ribadisce Zanirato, al quale preme far sapere che l’azzeramento dei compensi di cda e organo di indirizzo “è una semplice sospensione per l’anno entrante e non piove dal cielo come una grazia concessa dai vertici”. Già due mesi prima dell’appuntamento con la fiducia il sindacalista aveva sollecitato i consiglieri di Palazzo Crema a fare quella mossa.
La prima lettera è datata 4 settembre 2013 (due giorni prima il personale era stato messo in cassa integrazione in deroga). Zanirato, in qualità di segretario della Uil che rappresenta le dipendenti, chiedeva lumi in merito alla “misura dell’impegno giornaliero/settimanale del segretario generale all’interno della Fondazione (l’avvocato Guido Reggio, licenziato dai commissari straordinari di Carife e assunto subito dopo dalla Fondazione, ndr), posto che negli ultimi anni egli ha svolto contemporaneamente sia l’attività di segretario generale della Fondazione sia quella di segretario del cda della Carife, senza che il doppio incarico abbia causato alcun rallentamento nell’attività della Fondazione”. Una richiesta volta a “riscontrare l’impegno economico di tale nuova assunzione in relazione ai costi di esercizio e alla composizione degli oneri complessivi della struttura”.
In veste di componente dell’organo di indirizzo, invece, Zanirato chiede se “non sia il caso di predisporre il documento programmatico previsionale 2014 con l’azzeramento di tutti i compensi e dei rimborsi spese previsti per gli organi statutari (nel 2014 permane la voce rimborsi spese, per la cifra di 18mila euro). In tal modo si potrebbe risparmiare alle dipendenti la messa in cassa integrazione a partire dal 2014 (gli oneri complessivi per i 4 dipendenti ammontano a 115mila euro)”. La missiva proseguiva con la considerazione che “una rinuncia, in un momento delicato come quello attuale, costituirebbe per l’ente che ha tra i propri scopi “l’utilità sociale… e la tutela delle categorie più deboli”, un gesto di significativa importanza, anche per chi osserva dall’esterno”.
Non avendo ricevuto nessuna risposta, Zanirato torna alla carica il 18 dello stesso mese. Niente. “Nonostante diverse sollecitazioni non sono stato mai considerato. Fino a quando trovo nel documento programmatico, inviato due settimane prima della riunione, l’accettazione della proposta. Credo sia difficile poter sostenere che sono stati dei benefattori sua sponte”.
Questo anche alla luce del fatto che “di fronte alla mia proposta di abolizione del gettone di presenza dell’organo di indirizzo – votata in ogni caso all’unanimità – si sono sollevati mugugni”. Mugugni perché qualcuno non voleva rinunciare ai 100 euro da corrispondere due o tre volte all’anno. “Eppure parliamo di gente che ha già redditi altissimi – insiste Zanirato -. Io sono già un fortunato con i miei 35mila euro l’anno e posso assicurare che li dentro sono tra i più ‘poveri’. Qualcuno si è tranquillizzato non appena è stato chiarito che si trattava solo di una sospensione relativa al 2014…”.
“Non c’è limite alla decenza – sbotta -. Allora dico che se questo è il salotto buono di Ferrara, io preferisco stare in cucina”.
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